Chi ha ancora interesse, oggi, ad aprire un’etichetta discografica? Un’agenzia pubblicitaria, per esempio: succede in questi giorni in Inghilterra dove una azienda importante del settore, BBH, ha deciso di investire ulteriormente nel business musicale affiancando ad una preesistente società di edizioni, Leap Music, una casa discografica destinata ad acquisire e sfruttare commercialmente registrazioni fonografiche originali. Poiché i tempi sono cambiati, d’altra parte, Leap Masters (questo il nome dell’etichetta) non produrrà e distribuirà, salvo casi particolari, Cd destinati ai negozi di dischi ma venderà i suoi master esclusivamente sotto forma di download digitali via Internet e di realtones per telefoni cellulari. Con un vantaggio non indifferente dal punto di vista promozionale e competitivo: le canzoni che metterà in commercio saranno quelle che il pubblico ha modo di ascoltare negli spot pubblicitari confezionati con la collaborazione di BBH, che lavora con marchi commerciali importanti come Audi, Levi’s e Sony Walkman, ma anche di altre agenzie (McCann Erickson, per esempio) con cui Leap Music ha sviluppato stretti rapporti d’affari; l’“esposizione” pubblica della canzone verrà ulteriormente potenziata dal coinvolgimento delle aziende clienti nello sforzo promozionale e nella distribuzione on-line. <br> I promotori dell’iniziativa, che possono già contare su un catalogo di una quarantina di titoli acquisiti attraverso la società di edizioni, spiegano che è loro intenzione promuovere in questo modo anche artisti giovani e senza contratto, garantendo loro una royalty “generosa” sulle sincronizzazioni pubblicitarie. Le vie della musica (e del marketing) sono infinite.