Dopo il discorso di ieri sera, mercoledì 13 maggio, del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, due esponenti dell'industria discografica hanno reagito ad un'affermazione dell'uomo politico. Ecco il commento via social di Roberto Razzini (Warner Chappell): “Del discorso del Presidente Conte, un passaggio mi ha colpito. Mi ha colpito quando ha pronunciato la frase ‘Per i nostri artisti, che ci fanno divertire’. Questa affermazione rappresenta la considerazione che questo Governo e queste Istituzioni dimostrano di avere per il mondo dello spettacolo, dell’intrattenimento in tutte le sue forme: musica, cinema, teatro, arte in genere. Questa affermazione mi ha fatto comprendere come siamo percepiti da chi dovrebbe tutelarci: dei semplici giullari di corte… Ma così non è, caro Presidente Conte, Lei sta sbagliando. Mi creda Presidente Conte, Lei sta sottovalutando la questione. Gli Artisti, punta di un iceberg tanto complesso quanto sconosciuto, sono certo coloro i quali ‘fanno divertire’. Ma sono anche coloro i quali producono un bene immateriale, fragile, volatile ed operano in un ecosistema molto delicato e molto poco tutelato, rappresentando con il loro lavoro e il loro impegno, decine di migliaia di operatori del settore. Gli Artisti sono coloro i quali vivono esclusivamente della loro creatività e della loro arte, vivono esclusivamente del bene che producono. Un bene chiamato CULTURA. Un bene essenziale, fondamentale per il benessere sociale. Un bene che in questo Paese ha da secoli radici profonde, grandi tradizioni e nobili padri. Tutte caratteristiche che ci vengono riconosciute ovunque, tranne che a casa nostra. Un bene che contraddistingue questo Paese, ne ha segnato le sue tradizioni e ne ha caratterizzato le diverse evoluzioni storiche e sociali. Se il ‘sistema cultura’ non verrà adeguatamente tutelato, sostenuto e difeso e se non lo saranno anche coloro i quali nella cultura investono ed investono, a tutti i livelli e con diverse professionalità, allora questo Paese si inaridirà, non solo economicamente, ma anche socialmente. Allora non avremo solo un Paese con molto meno cinema, musica, teatro, arte; avremo un Paese sicuramente più povero, sotto tutti i punti di vista. Ci pensi, caro Presidente Conte” Ed ecco il comunicato stampa di Claudio Ferrante (Artist First): "Spiace constatare che i produttori discografici, i produttori di contenuti e gli imprenditori della musica, siano essi discografici o editori, non siano stati considerati nel Decreto Rilancio. Spiace constatare che gli Artisti siano stati citati nel discorso del nostro Presidente del Consiglio come ‘quelli che ci fanno tanto divertire’, come i giullari di corte di qualche centinaio di anni fa. Gli artisti sono lavoratori che vivono di sola creatività, che sono la punta dell’iceberg di migliaia e migliaia di operatori del settore, dai fonici alle migliaia di musicisti appassionati che sopravvivono con qualche migliaia di euro l’anno. Spiace constatare che la cultura nel nostro paese sia relegata a mo’ di intermezzo e non come un bene essenziale e fondamentale, un patrimonio che è parte integrante della nostra identità. Nessun punto di quelli chiesti al Governo a favore degli imprenditori della musica è stato accolto. Nulla di specifico per la cultura è stato fatto, ciò è davvero preoccupante. Gli imprenditori italiani sono coloro che negli anni hanno investito su artisti come Vasco Rossi, Tiziano Ferro, Lucio Battisti, Giorgio Gaber, Enzo Jannacci, Andrea Bocelli, Elisa, Diodato, Ultimo e tantissimi altri, rappresentando trasversalmente tutte le generazioni del nostro paese”.