Due notizie di fatto separate ma entrambe riguardanti Warner Music Group sono circolate nelle ultime ore: potrebbero effettivamente essere messe in relazione senza correre il rischio di fare voli pindarici. La prima riguarda l’uscita di Stu Bergen, che come CEO delle aree International & Global Commercial Services ha di fatto supervisionato l’intera strategia commerciale di WMG all’estero negli ultimi 8 anni, incrementandone il fatturato di oltre la metà e favorendo una serie di acquisizioni tra cui quella di EMP (merchandising) e di Spinnin’ Records tra le svariate che ha portato a buon fine. Bergen ha dimostrato di avere la vista lunga, in particolar modo in due occasioni: quando fu l’artefice ante-litteram di un accordo di licenza con Tencent (il primo con una major sei anni fa) e quando, recentemente, portò a Warner una partnership esclusiva con Providence, gigante del private equity che ha finanziato con 650 milioni di dollari un fondo appositamente creato per acquisizioni nella musica (modello: Hipgnosis). La seconda notizia riguarda Kevin Mayer che, nel 2020, è passato sotto i riflettori dell’industria musicale dopo avere lasciato una posizione di rilievo in Disney, dove aveva contribuito in prima persona al successo della strategia di riposizionamento della conglomerata americana sullo streaming in abbonamento, per sedersi alla guida di TikTok, dove non ha fatto in tempo a lasciare un’impronta essendosi dimesso dalla posizione di CEO dopo solo pochi mesi dall’assunzione dell’incarico, in coincidenza con l’inizio dell’offensiva trumpiana contro l’app di ByteDance. Ebbene, ieri Mayer è diventato consulente di Access Industries, il veicolo di investimenti del magnate russo Len Blavatnik, azionista di controllo di Warner Music Group. Non sorprenderebbe se la carriera di Bergen (che dovrebbe avere beneficiato di stock options con la quotazione della major) proseguisse lungo la direzione della consulenza strategica internazionale orientata alla valorizzazione di licenze e cataloghi, mentre quella di Mayer finisse col focalizzarsi sulla ulteriore centralità dello streaming all’interno di WMG, un comparto nel quale si è dimostrato più che all’altezza del compito in una situazione ben più critica di quella di una major musicale che continua a macinare utili durante la pandemia.