L'elenco si allunga, e la tristezza aumenta. Oggi ci ha lasciati Johnny Porta, che era stato responsabile della promozione in CGD; ed era stato il mio capo. La sua morte segue quella di Alfredo Cerruti (che è nella foto di questa notizia, dietro Johnny che abbraccia Loredana Berté - ho "rubato" la foto dal Facebook dell'amica Marina Testori) e quella di Stefano D'Orazio: tutte persone che hanno accompagnato un pezzo della mia vita di quarant'anni fa. Quella CGD, nella quale ero entrato nel 1980, schierava fra i dirigenti Franco Crepax, Sandro Delor, Alfredo Cerruti, Romano Razzini, e appunto Johnny Porta. Tutta gente che ha fatto, ognuno a suo modo, la storia della discografia italiana. Erano persone che magari di marketing non sapevano niente, ma di dischi ne capivano; e infatti avevano tolto il disturbo quando la discografia è stata colonizzata dai venditori di formaggini. Johnny era un personaggio, a suo modo; un uomo allegro, con la parlata caratterizzata da una "erre" particolare per la quale lo prendevamo in giro (chiamava tutti "chéri", alla francese). Fu lui ad assumermi, e fu lui a minacciare di licenziarmi due volte nei primi tre mesi di lavoro; la prima volta perché mi aveva colto in fallo mentre, a una cena/conferenza stampa dei Pooh, consegnavo ai giornalisti presenti anche del materiale promozionale della Italian Records (volevo fare un favore all'amico Oderso Rubini); e la seconda volta quando, dopo aver fatto anticamera per un'ora fuori dall'ufficio di una potente signora di "Sorrisi e Canzoni", me n'ero tornato in via Quintiliano senza attendere che la signora - che poi gli chiese la mia testa - si degnasse di ricevermi. Mi aveva perdonato entrambe le volte, e mi aveva difeso con Loredana Berté quando lei - che allora era al colmo del successo, e si comportava da Regina di Alice nel Paese delle Meraviglie - era entrata nel mio ufficio berciando "Ahò, è qua l'edicola?", e io l'avevo invitata ad uscire immediatamente. Lei voleva che io fossi cacciato, lui mi protesse. Riuscì ad andarsene da un lavoro che non gli piaceva più quando centrò un colpo da maestro (di marketing, ma senza sapere che si chiamava marketing) piazzando alcune decine di migliaia di audiocassette allegate a fustini di detersivo. Da allora ci siamo sentiti qualche volta - poche - per telefono, ma di lui ho sempre conservato un bel ricordo. "Siamo sempre di meno", mi ha detto Silvio Crippa stasera quando l'ho informato. Porca troia. Franco Zanetti Il ricordo di Enrico Ruggeri: Se ne va in silenzio un uomo d’altri tempi, uno dei principi della “discografia degli anni d’oro”: dopo Alfredo Cerruti anche Johnny Porta, due personaggi molto diversi, dotati entrambi di un carisma e di una personalità molto difficili da trovare oggi. Johnny si occupava di promuovere artisti nella mia casa discografica, la CGD, ma anche, assieme a Antonio Nocera (pure lui scomparso) di creare una squadra formidabile di ragazzi che avrebbero un giorno occupato posti molto, molto prestigiosi. Si sorrideva, si creava, si lavorava: il talento veniva riconosciuto, difeso e incoraggiato, gli artisti erano coccolati ma anche stimolati, tutti davano il meglio con passione. Il risultato era che i fatturati salivano e, soprattutto, quello che usciva da quelle case discografiche rimaneva nel tempo. Quando arrivarono i “manager”, quelli che pensavano che la musica fosse un prodotto da vendere come tanti altri, se ne andò in punta di piedi, con la classe che aveva sempre dimostrato. Il ricordo di Andrea Rosi, Presidente di Sony Music: Se ne va un altro pilastro della vecchia discografia. Ai miei occhi di giovane apprendista Johnny Porta appariva irraggiungibile, era spiritoso, creativo, parlava inglese, era amico degli artisti, aveva ben due segretarie che gli filtravano le chiamate. Era un grande. Per un destino tragico, dopo pochi giorni, raggiunge in cielo Stefano D’Orazio con il quale ricordo innumerevoli riunioni sui dischi dei Pooh. Ciao Johnny, già che ci sei salutami Sandro Delor e Antonio Nocera.... che grande squadra!