Riceviamo da Claudio Trotta, di Barley Arts, e volentieri pubblichiamo:<br> ”Ringraziando Rockol per la precisione ‘clinica’ con la quale ha riportato le mie dichiarazioni nella notizia pubblicata martedì 21 giugno, ‘I grandi assenti del Live 8 a Roma: che cosa non ha funzionato?’ (http://www.rockol.it/news.php?idnews=71838) chiedo ospitalità per replicare ad alcune affermazioni riferite nella stessa notizia.<br> In merito alle dichiarazioni fornite dal dirigente della multinazionale americana Roberto De Luca, è evidente che tecnicamente Clear Channel non aveva e non ha nessun obbligo professionale nei confronti degli altri promoter italiani. Peraltro ricordo che in Italia, diversamente da altri Paesi europei dove Clear Channel opera in regime di ‘semi-monopolio’, i promoter italiani indipendenti e non controllati dal colosso texano producono e presentano una percentuale molto importante di musica italiana e internazionale.<br> Si tratta evidentemente e solo di sensibilità e spirito di collaborazione, che erroneamente qualcuno ha pensato essere elementi importanti di Live 8, visto lo scopo nobile e alto dell’evento, ma che evidentemente, stando alle dichiarazioni di De Luca, puramente improntate a una ferrea logica di business, hanno ben poco peso.<br> Forse questa considerazione risponde alla legittima domanda posta da Rockol: ’che cosa non ha funzionato?’. Sono mancati il cuore e la passione necessari per comunicare agli artisti il rispetto per la loro arte e la necessità del loro coinvolgimento”.<br><br> Rockol sarà lieto di ospitare integralmente altri interventi su questo tema: il dibattito è aperto, e ci sembra che sia un dibattito meritevole di attenzione.