Per tutto il mese che si chiude oggi, cominciando proprio da giovedì 1 aprile con questo articolo, abbiamo seguito e approfondito il tema dei diritti "rubati" agli autori di canzoni da terzi che non ne avrebbero diritto. Sull'argomento abbiamo intervistato autori di canzoni, sia di lungo corso, sia di recente affermazione, ed editori musicali, anche del mondo della musica da ballo: qui trovate tutto quello che abbiamo pubblicato. Penso che il compito del cronista sia raccontare quello che succede, non quello di cercare di cambiare quello che succede. Penso che il giornalismo abbia una funzione didascalica, non una funzione didattica. Penso, insomma, che non tocchi ai giornalisti cercare di sanare le ingiustizie, né tantomeno di cambiare il mondo (anche se alcuni "colleghi" si sentono investiti da questa missione). Quand'ero più giovane e ingenuo non ne ero così convinto. Poi sono stato, nel 1995, protagonista di una spiacevole vicenda, che in parte ho raccontato qui. E sebbene la "denuncia per calunnia e diffamazione" preannunciatami a mezzo stampa da un quacquaraquà non abbia mai avuto corso, da quella vicenda ho imparato una lezione: mai mettersi a difendere chi non è pronto e disposto a difendersi da solo. Da solo, infatti, e anche con l'appoggio di colleghi come Massimiliano Longo di All Music Italia, ho più volte ribadito l'importanza che i concorsi musicali fossero regolari e trasparenti; ho ricevuto decine, letteralmente decine di segnalazioni di scorrettezze, brogli, favoritismi, e sempre ho chiesto a chi me li segnalava se fosse disposto a denunciarli mettendoci la faccia, il nome e il cognome. Senza mai ottenere nessuna risposta positiva; anzi, ricevendo giustificazioni comprensibili (sostanzialmente il timore di ritorsioni) ma inaccettabili. Il malcostume denunciato da The Pact esiste, ed è diffuso, forse quasi endemico, anche in Italia. Fra le righe, o anche esplicitamente, le persone che abbiamo intervistato ce l'hanno confermato. Però non un nome è stato fatto, non un esempio è stato raccontato. Siccome non soffro della sindrome del "giustiziere della notte", penso che, con il nostro giornale e con l'aiuto di Davide Poliani, che ha realizzato tutte le interviste, abbiamo fatto la nostra parte, e forse anche qualcosa di più (in perfetta solitudine, anche stavolta). Quindi, annunciando che per noi l'argomento è (provvisoriamente) chiuso, sottoscrivo l'invito che ha rivolto Claudio Buja dalle nostre pagine: "autori ed editori tengano la schiena dritta". Noi saremo qui ad ospitare la voce di chi vorrà parlare chiaro. Franco Zanetti