OneOf si prepara a una serie di drop di NFT musicali, tra cui quelli di Jacob Collier, Doja Cat, G-Eazy. Ma anche alcuni di Quincy Jones e di Whitney Houston, la cui fondazione sarà della partita. Qual è la novità? Ce ne sono diverse. La prima riguarda la dotazione della startup che, sotto il patrocinio del grande produttore, può contare su un round da 63 milioni di dollari per lanciare la sua piattaforma e le sue prime emissioni. La seconda riguarda la sostenibilità aziendale, la vera gamba zoppa del tavolo degli NFT e delle criptovalute: per perseguirla OneOf userà la blockchain Tezos, della quale si dice che per il conio (minting) degli NFT consumi energia in quantità molto inferiore a quella degli Ethereum, la criptovaluta più popolare durante la prima ondata di NFT di grandi artisti. La terza consiste in un approccio più laico alle criptovalute stesse, che per OneOf non saranno la forma di pagamento esclusivo poiché la piattaforma accetterà anche regolari carte di credito e di debito. La quarta va sotto il motto "zero-cost NFT minting": significa offrire un’accessibilità totale agli artisti e, quindi, aprirsi anche alla categoria dei musicisti che non appartengono all’elite delle celebrità. Questa è l’autentica sfida che si para davanti a OneOf e a tutte le ormai numerose piattaforme di NFT, ad oggi quasi esclusivamente terreno di conquista per ricchi collezionisti e quasi affatto luoghi di monetizzazione per l’artista medio. E’ possibile che l’apertura e l’accessibilità della piattaforma ad un pubblico molto più vasto – quello che per demografia, estrazione e cultura è finora restato escluso dal mondo degli NFT a causa dell’esclusivo utilizzo delle criptovalute – possa contribuire a centrare l’obiettivo.