La sentenza della Corte Suprema Usa sul caso Grokster (vedi News), definita “storica” dai massimi esponenti dell’industria musicale e cinematografica mondiale, lascia dubbiosi – quanto ai possibili effetti pratici - alcuni osservatori più neutrali. Tra questi persino Hilary Rosen, combattiva presidentessa della RIAA (Recording Industry Association of America) tra il 1998 e il 2003, agli albori e poi all’apice del fenomeno Napster e del file sharing pirata. “Vincere, e in modo così plebiscitario, rappresenta una bella spinta per il morale”, ha commentato la ex rappresentante dei discografici americani, “ma vedersi riconosciute le proprie ragioni in tribunale è diverso dal riuscirci nel mondo reale”. La Rosen riflette sui risultati delle azioni legali contro i file sharer e le reti p2p per concludere che il mercato digitale resta tuttora poco controllabile da parte dei titolari dei copyright, a fronte di un’evoluzione continua delle tecnologie che consentono il libero scambio on-line di materiali non autorizzati (il fondatore del Freenet Project, lo scozzese Ian Clarke, ha già avvertito che, a suo modo di vedere, la sentenza della Corte Suprema “avrà un effetto ridotto o nullo sul file sharing”). <br> Anche tra gli esperti che studiano il settore prevale l’opinione che il music business sarà costretto ad adeguarsi a regole nuove, suo malgrado. Intervistato dal New York Times, Eric Garland di Big Champagne (società che misura periodicamente il traffico di passaggio sulle reti peer-to-peer) si è detto convinto che saranno i consumatori e non i produttori a dettare le nuove condizioni di mercato, e che in futuro musica e immagini scorreranno liberamente su computer e lettori portatili come oggi succede in radio e in televisione. Garland, come molti altri, propone come soluzione alternativa all’acquisto di ogni singolo file il pagamento di un canone fisso di abbonamento agli Internet service provider, a loro volta incaricati di distribuire i proventi tra gli aventi diritto in cambio della possibilità concessa agli utenti di copiare, archiviare e scambiarsi reciprocamente tutto quel che desiderano. “Un giorno potrebbe davvero diventare una specie di pubblico servizio, come l’acqua potabile che sgorga dal rubinetto”. Chissà se andrà davvero a finire così: ma sono sempre di più quelli che la pensano come lui.