Giulia Anania è la quinta protagonista di Finestra d’autore, format ideato da FEM - Federazione Editori Musicali e Rockol dedicato agli autori e al mestiere di scrivere canzoni. Romana, classe 1984, l’artista si cimenta già da giovanissima con la composizione, accumulando esperienze dal vivo anche all’estero con cinque tour in Francia e Spagna tra il 2008 e il 2013. Molto attiva anche a teatro, profonda conoscitrice delle opere di Gabriella Ferri, Anania come autrice e paroliera ha scritto grandi hit portate al successo da Fiorella Mannoia, Laura Pausini, Emma, Paola Turci, Nek, Elodie, Annalisa, Arisa e tanti grandi nomi del pop italiano, affiancando alla propria carriera da autrice quella di compositrice di colonna sonore, artista solista e scrittrice - con due romanzi all'attivo, "Nessuno bussa" del 2004 e "L'amore è un accollo" del 2020. “La parola, per me, è la regina della canzone, soprattutto per quanto riguarda quella italiana”, ci racconta lei a proposito del suo rapporto con le liriche: “Credo che si debba essere molto onesti con i testi: come diceva Nanni Moretti, le parole sono importanti. Attraverso la magia della canzone pop, intesa come popolare, si possono veicolare grandissimi messaggi, con ironia, dramma o poesia, sciogliendo il cuore della persone. Si può cambiare, con una canzone, un animo ingrigito, incattivito, o che si è perso. Come autrice, sento la responsabilità di ogni parola che scrivo”. “Il nostro è un Paese che gode di un patrimonio culturale straordinario, ecco perché oggi non dobbiamo giocare al ribasso”, prosegue Anania, a proposito del credito da concedere - da parte degli artisti - al pubblico: “Anzi, dovremmo fare il contrario: quella di pensare che il pubblico non sia all’altezza è una retorica facile. Può essere il mercato a influenzare un po’ questo aspetto, ma - soprattutto oggi - le persone, che stanno vivendo anni molto cinici, pandemia a parte, hanno bisogno di belle canzoni. Il successo - lo dice la parola stessa - è già successo, è passato. Le grandi canzoni, invece, restano nella storia. E, da autrice, ne faccio anche un discorso economico, perché no? Sono gli evergreen i pezzi che ti cambiano la vita”. “Il genere, oltre che da un punto di vista di sensibilità, condiziona molto in termini di lettura del mondo: femmineo e maschile sono due prospettive completamente diverse”, spiega Anania a proposito della condizione femminile nel mondo della musica e dello scambio creativo con artisti uomini: “Ma c’è anche un discorso di sofferenza, e faccio un esempio: le donne, soprattutto quelle dello spettacolo, sono investite da una serie di dolori continui come il giudizio, specie estetico. Il ruolo che occupano se lo sono conquistato con molta più fatica rispetto agli uomini. E questo le rende molto forti, e in qualche modo migliori: sono artiste più emozionanti, ma molto più sofferenti. Quando si lavora con una donna ci si trova di fronte a una persona che inizialmente ha più paura, è meno sicura, ma è anche molto meno arrogante. Devo dire che io, avendo un carattere molto forte di mio e quindi selezionando naturalmente le mie scelte, ho sempre lavorato con artisti uomini splendidi, tutt’altro che prevaricatori, e molto incuriositi dal mio essere donna, e voler parlare attraverso me alle donne. Penso a Nek, col quale ha collaborato molto spesso, o Coez”. “Il rispetto è la cosa fondamentale, che non deve mancare mai”, racconta l’artista riguardo il rapporto che deve intercorrere tra autore e interprete: “E’ come una storia d’amore: ci si può anche tradire, ma alla base il rispetto non deve mancare. E poi la fiducia: io, come autrice, devo avere grande rispetto per gli interpreti coi quali lavoro, della loro storia, di quello che vogliono dire. Non devo ingannarli o usarli. Io non userò mai un artista per fare soldi, io voglio che lui sia ‘comodo’ nella canzone che gli scrivo, che la senta sua: sono disposta a tutto purché stia bene nella canzone”.