Un lustro è un periodo molto lungo per qualsiasi operazione di sponsorship, ma è innegabile che negli ultimi anni la presenza di Tim come principale marchio commerciale a supporto del Festival di Sanremo era diventata come parte dell'arredamento. Non sarà più così: ad anticiparlo è un articolo del Messaggero, che rende così obsoleta l'immagine riportata qui sopra e veicolata con massima pressione lo scorso anno. L'interruzione del rapporto tra Rai Pubblicità e l'ex telco di stato difficilmente può essere imputata a problemi di natura economica, per quanto molto si sia sentito dire sul non ideale ritorno dell'investimento varato sul calcio con DAZN e il conseguente inaridimento del budget disponibile. Pare più plausibile, invece, ricondurre la decisione (o la non decisione di confermare un accordo di massima non ancora contrattualizzato) a un cambio di poltrone interno a Tim. Nei mesi scorsi aveva lasciato Luca Josi, deus ex machina dell'intera campagna di comunicazione che ricorreva all'ormai arcinoto ballerino e alla voce di Mina. Pochi giorni fa, per assecondare la valutazione da parte del board e dei soci di una OPA pervenuta dal fondo KKR, si è fatto da parte anche l'amministratore delegato Luigi Gubitosi. A due mesi circa dalla messa in onda della manifestazione, il budget di Rai Pubblicità per la raccolta sul Festival di Sanremo 2022 - che ammonterebbe quest'anno a una quarantina di milioni di euro - deve dunque fronteggiare il vuoto lasciato da Tim che, a spanne, avrebbe dovuto coprirne almeno il 60%. Se a sostituire la telco sarà un operatore di analoghe dimensioni o un pool di sponsor non-principali resta da vedere. Sul Messaggero si congettura che Wind, il cui principale testimonial è Fiorello, potrebbe subentrare come main sponsor. Tuttavia al momento sono diverse le ipotesi sul tavolo della concessionaria della TV di Stato, alla ricerca di un marchio che sia affine come Tim all'audience di Rai Uno. Uno di questi è Poste Italiane.