Ho già scritto più volte sull'argomento, negli ultimi anni. L'ho fatto qui, cercando di dare consigli a chi si iscrive a un concorso. L'ho fatto qui, quando venne annunciata la nascita dell'UPM - Unione Premi Musicali (a proposito, che fine ha fatto?). E sapete bene che Rockol, insieme a All Music Italia, si è data una regola che continua a rispettare (è descritta qui). Ora: in una nazione in cui sono truccati, o manipolati, i concorsi per docenti universitari e i concorsi per magistrati, come ci hanno più volte informato le cronache, può sembrare un'impresa impossibile cercare di fare pulizia in un mondo in cui, fatte salve le poche benemerite eccezioni, la raccomandazione, il favoritismo, e - per chiamarla come si merita - la corruzione la fanno da padroni. E pur consapevole che scriverne non è di grande utilità, torno sul tema. E' storia di due giorni fa la pubblicazione, da parte di All Music Italia, di una piccola indagine conoscitiva su un concorso che sta per concludersi nei prossimi giorni. Se volete potete leggerla qui. Alla pubblicazione dell'articolo è seguita una decisione - non annunciata ufficialmente, ma comunicata solo alla diretta interessata - che ha provocato la reazione della concorrente, che per una volta non si è fatta intimidire e ha deciso di raccontare per filo e per segno e facendo nomi e cognomi la sua versione dei fatti. Potete leggere qui le sue dichiarazioni a Massimiliano Longo. Non è un lavoro che ho fatto io, non è nemmeno un lavoro che ha fatto Rockol, e quindi non lo scrivo per vantarci. Ma quello che avete letto, se l'avete letto, è un piccolo squarcio su un mondo in cui di vicende del genere ne succedono in continuazione. Si può pensare di cominciare a guardarci dentro, in questo pantano, senza volerne fare spettacolo (come fa, per dire, "Striscia la Notizia") ma semplicemente con l'intento di evitare che le cose continuino ad andare in questo modo? Molti anni fa, per aver cercato di mettere in guardia gli organizzatori di un concorso sul quale correvano voci di irregolarità, sono stato minacciato di querela (l'avevo raccontato qui). In quella circostanza, di una sola cosa mi ero pentito: di non aver insistito perché chi aveva segnalato a Rockol possibili criticità si prendesse la responsabilità di esporsi in prima persona. Io credo, lo dico a voce alta, che chi lancia il sasso e nasconde la mano, chi denuncia e accusa senza firmare con nome e cognome, benché lo faccia per timore di ritorsioni (un timore peraltro giustificato, lo so), non faccia il bene di nessuno: né di se stesso né di altri. Per difendersi da irregolarità, prevaricazioni, scorrettezze, è necessario correre il rischio di esporsi. Per il proprio bene, e per il bene di tutti quelli che a loro volta sono state vittime di un sistema manipolato - e di tutti quelli che continueranno ad eserne vittime, se non cambia qualcosa. All'inizio del primo decennio degli anni Duemila era stato costituito un Comitato per la Tutela dei Giovani Artisti. Sarebbe ora che qualcuno - e penso, per esempio, a NUOVOIMAIE - riprendesse in mano le fila di quel Comitato, istituzionalizzandolo, chiamando a farne parte persone libere da condizionamenti e incaricandolo di esaminare da vicino le modalità con cui si svolgono i concorsi per interpreti emergenti. E' uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo. Franco Zanetti