Per drogare una statistica per altro seria e corretta, a volte basta un episodio. L'uscita di "30" di Adele a fine 2021, che in meno di due mesi ha totalizzato vendite fisiche per circa 900.000 copie, ha determinato un incremento delle vendite di CD anno su anno dell'1,1% negli Stati Uniti (fonte: "U.S. End of Year Report" di MRC). Noccioline in senso lato, ma rimarchevole perchè si è trattato del primo incremento dopo 17 anni di declino (e dopo un -26% nel 2020). L'album in plastica dell'artista britannica da solo ha totalizzato il 2,25% di tutte le vendite dell'anno. Era qualche anno che non pubblicava, e molti teenager devono essersi avvicinati per la prima volta a un suo disco nuovo con un'idea rivoluzionaria per chi appartiene alla loro generazione: possederlo. Lo streaming continuerà a dominare e con esso anche l'approccio all'accesso nella fruizione della musica, che è antitetico al possesso. Ma nei giovanissimi l'idea di essere proprietari di un oggetto musicale fa breccia, se quell'oggetto non rappresenta un ascolto casuale da playlist ma simboleggia una forte relazione fan-artista. Il problema con i CD è che molti di noi hanno dismesso il vecchio stereo con il lettore e che le auto che molti di noi guidano non supportano più il CD. Inoltre la questione ecologica incombe e il compact disc, magari nella vecchia jewel box, non si qualifica come il prodotto più green su piazza. Eppure - ben lontano dal far registrare quel + 51% anno su anno messo a segno nel 2021 dal vinile - il CD è sembrato in grado di arrestare temporaneamente il suo ineluttabile declino. Non sappiamo se si sia trattato di un episodio o di una effettiva inversione di tendenza: occorreranno altri 10 mesi per capirlo. Ma possiamo almeno chiederci come possa essere accaduto. Un assist alla temporanea resurrezione del supporto è arrivato proprio dal vinile che, è noto, soffre di un problema di collo di bottiglia nella produzione: non ci sono abbastanza pressing factories per supportare la domanda e per stamparli. C'è la coda. Di conseguenza, l'unico palliativo per un utente che desideri un supporto fisico è il CD, che tra le altre cose costa mediamente la metà del risorto 33 giri. L'altro aspetto di cui prendere nota è che tanto il vinile quanto il CD sono usciti dalla categoria del prodotto musicale principale e sono entrati, loro malgrado, nel segmento del merchandise. Oltre che in negozi specializzati (pochi) e punti vendita più generalisti o dedicati a moda e vintage (molti di più), i dischi oggi sono un oggetto che le band vendono ai banchetti dei loro concerti. Infine, trattandosi di feticci, a fare la differenza possono essere anche le caratteristiche di collezionismo e di configurazione del prodotto. Lungi dall'avvicinarsi alle follie alle quali si assiste per gli NFT, i CD in edizione speciale o in riedizione hanno riguadagnato un appeal retrò che si era perso, quello collegato alla "scarsità". Si pensi che, ad esempio, Taylor Swift tallona Adele con oltre mezzo milione di CD venduti nel 2021 con due suoi album "vecchi", le famose "Taylor's Versions" che sono ri-registrazioni dei suoi primi album dei quali non detiene più i master. E dei quali "alcuni" dei suoi superfans - che sono milioni - hanno desiderato venire in possesso. Oppure si pensi ai bundle, quei pacchetti che uniscono altri prodotti collegati all'acquisto principale: CD con T Shirt esclusiva, per fare un esempio. Più sono speciali nella confezione e nel bundle, più è probabile che questi tipi di CD siano venduti in esclusiva nello store digitale dell'artista o della sua etichetta anzichè nella larga distribuzione musicale. E dunque respira, vecchio CD: il vinile e il D2C ti stanno dando una mano.