La notizia E' uscita negli Stati Uniti la versione beta di Amp, una app che ha fatto la sua comparsa ufficiale su iOS in un lancio semi-silente che Amazon ha definito "ad accesso limitato" (occorre infatti un codice di accesso per usarla). Amp è una live radio, il cui obiettivo è quello di consentire agli utenti di creare le proprie stazioni radiofoniche e di gestirne la programmazione e la conduzione come DJ. La scelta dei brani sarà ampia, avendo Amazon chiuso accordi di licenza con le tre major musicali ed anche con indipendenti e distributori come Believe, PIAS, Cd Baby e Beggars Group. Ai broadcaster sarà vietato includere oltre due canzoni dallo stesso album nei loro programmi o più di tre canzoni dello stesso artista in un intervallo temporale di tre ore. Nessuna canzone potrà essere riproposta una seconda volta in un programma fino a che l'host non avrà almeno un ascoltatore. Infine il DJ non potrà annunciare titoli di brani nè nomi di artisti o band. Il lancio della versione beta di Amp si è avvalso di una serie di testimonial importanti, da Big Boi a Nicki Minaj, ai quali si è affiancata anche una lista di celebrità del mondo dei media. I loro primi show radiofonici faranno da modello di riferimento per gli utenti che vorranno creare programmi, invitare ospiti a intervenire dal vivo, programmare un palinsesto, inviare notifiche. A capo del progetto Amp è un ex Google, John Ciancutti, che a Mountain View seguiva podcast e programmi di attualità audio. Ad Amazon è ora VP di Amp e ha così commentato l'iniziativa: "Questa beta ad accesso limitato ci consentirà di collaborare con dei primi utilizzatori appassionati e appartenenti a disparate comunità di creatori, così da migliorare l'esperienza e servire meglio chiunque altro non appena il lancio dell'app sarà ufficiale". §§§ Il commento A quasi un anno e mezzo dal culmine della sua popolarità, ormai in decrescita da mesi, si può notare come Clubhouse abbia decisamente valorizzato i contenuti audio proprio nel pieno del boom dei contenuti digitali visuali. Oggi Amp si affianca a progetti analoghi e recenti come la Greenroom di Spotify e la live radio di Apple Music, così anche ad iniziative similari assunte da Discord, Twitter e Facebook. Ma il suo lancio da parte di un primo attore del big tech pare mostrare soprattutto la maturità di un formato che viene da lontano e che potremmo definire "user-generated radio". Gli esempi embrionali e precedenti Amp di diversi anni non mancano: dalla nostrana Spreaker a Stationhead. La maturità del formato, a sua volta, non è indipendente dalla centralità che la creators economy ha assunto nel digitale. Curiosamente, però, nel caso di Amp non si parla ancora di monetizzazione dei contenuti dei broadcasters che si prevede affolleranno questa sorta di multi-studio virtuale della app di Amazon: nelle FAQ al momento si promette che presto o tardi ciò avverrà, ma mancano indizi concreti. E' probabile che - nella posizione dominante in cui Amazon si trova su una serie di scenari industriali - pesi l'incertezza sulle licenze negoziate al lancio per costruire la library di Amp, che forse restano materia da approfondire nella misura in cui i contenuti della app sono suscettibili di condivisione, e quindi di una fruizione potenzialmente "terza" rispetto al perimetro di appartenenza originario. Amazon vuole esserci ma non prende rischi: ne sia prova il disclaimer che riguarda le canzoni prelevabili all'esterno della suddetta library per inserirle nei programmi di Amp, che ammonisce così l'aspirante DJ: "you’re responsible for obtaining any rights needed to share that music on Amp". (gdc)