Non si arresta la fuga dei big player dell’industria musicale internazionale dalla Russia in segno di protesta contro l’invasione militare che il Cremlino sta attuando, ormai da due settimane a questa parte, ai danni dell’Ucraina. Dopo UMG, che ieri aveva ufficializzato la chiusura dei suoi uffici a Mosca, oggi - giovedì 10 marzo - anche Warner ha annunciato l’intenzione di tagliare ogni forma di rapporto con il paese governato da Vladimir Putin. “WMG ha sospeso le proprie attività in Russia, compresi gli investimenti e lo sviluppo di progetti, le attività promozionali e di marketing e la produzione di tutti i prodotti fisici”, si legge nella nota ufficiale diffusa dal gruppo, che poco meno di un anno fa aveva acquisito la indie locale Zhara Music per lanciare nella regione uno dei suoi marchi più prestigiosi, Atlantic Records: “Continueremo ad adempiere ai nostri obblighi concordati nei confronti dei nostri dipendenti, artisti e autori nel miglior modo possibile man mano che la situazione evolverà, restando impegnati a sostenere gli sforzi di soccorso umanitario nella regione”. Oltre a Live Nation, che per prima ha annunciato l’intenzione di chiudere i rapporti con la Russia, anche le collecting SIAE e PRS hanno annunciato l’interruzione dei rapporti con le proprie consorelle con quartier generale a Mosca.