A strettissimo giro rispetto al consuntivo del 2021 diffuso da IFPI, Spotify ha rivelato oggi - giovedì 24 marzo - i propri numeri relativi all’anno passato. Pur non scendendo troppo nei dettagli - Loud & Clear, il filone del blog aziendale relativo ai dati registrati dal servizio, per il momento si è limitato a elencare dieci punti senza dare conto delle analitiche complete - la società guidata da Daniel Ek sostiene di aver pagato, tra gennaio e dicembre dello scorso anno, 7 miliardi di dollari all’industria musicale: di questi, oltre 4 sono stati corrisposti alle major. Questo, secondo Spotify, sarebbe il più ingente pagamento di un servizio nei confronti della discografia nel corso dell’anno passato, oltre che al versamento annuale “più alto nella storia da parte di un singolo retailer”. Nel 2021 - ha fatto sapere la piattaforma - le sole entrate dello streaming hanno superato le entrate totali dell’industria musicale in ogni anno dal 2011 al 2016: per la prima volta, inoltre, oltre 1000 artisti hanno generato più di 1 milione di dollari su Spotify, con oltre 50mila artisti titolari di guadagni da 10mila dollari solo da Spotify - e probabilmente, ipotizza l’azienda, oltre 40mila dollari tra tutte le fonti di entrate registrate. Di questi, oltre il 28% si auto-distribuisce sulla piattaforma, senza l’appoggio di etichette o altre entità, mentre il 34% vive al di fuori dei primi dieci mercati musicali mondiali - ovvero, nell’ordine, USA, Giappone, Regno Unito, Germania, Francia, Cina, Sud Corea, Canada, Australia e Italia. Riguardo al settore del publishing, Spotify ha spiegato di aver pagato “per il secondo anno consecutivo più di un miliardo di dollari ai titolari di diritti editoriali”. “L'anno scorso, se c'è stato un grande risultato, direi che è stato questo: non solo lo streaming ha trainato entrate record a beneficio dell'industria musicale, ma ci sono stati anche più artisti che mai a condividere questo successo. E i numeri di quest'anno rivelano ulteriori progressi significativi verso un'industria musicale più vivace e diversificata”, ha commentato il fondatore e ceo di Spotify Daniel Ek: “Proprio come accade nei mondi ipercompetitivi di cinema e sport, è difficile farcela nella musica. Lo capisco. Ma le cifre che condividiamo mostrano che Spotify sta migliorando l'industria musicale del passato e sempre più artisti sono in grado di distinguersi nell'era dello streaming. La musica è importante, per il mondo e per noi. E’ da dove abbiamo iniziato, e resta quello che continua a ispirarci mentre costruiamo la piattaforma più preziosa per gli artisti. Non abbiamo ancora finito”.