Tencent Music ha concluso il 2021 con 76,2 milioni di utenti paganti per quelli che nella nota integrativa al bilancio definisce i suoi “servizi di online music”: significa un incremento del 36,1% anno su anno, con un’aggiunta di ben 5 milioni di abbonati solo nell’ultimo trimestre dello scorso anno. Spacchettando i dati disponibili dal bilancio depositato oltre una settimana fa, nel Q4 21 il fatturato della musica online risulta aumentato del 4,3% con ricavi in dollari di oltre 306 milioni, quasi un terzo del totale; all’interno di questa crescita un peso importante è stato quello del segmento degli abbonati allo streaming, su del 23,5%. Meno bene è andato il segmento dei servizi di “social entertainment”, un comparto di cui abbiamo fatto menzione anche a proposito di un’altra performance notevole in Cina, quella di NetEase: sono una categoria di introiti che per Tencent Music valgono oltre il 60% del totale ed essendosi registrato un loro calo del 15,2% anno su anno, il peso del settore ha trascinato al ribasso i ricavi complessivi della società, diminuiti di oltre l’8% nonostante l’impennata della sua attività online. Il social entertainment ha tradito a causa della debacle di servizi come il karaoke e il live streaming. Ciò ha comportato anche un decremento degli utenti unici mensili attivi sui servizi musicali, passati da 622 a 615 milioni di individui. Un cono di luce in mezzo al dato negativo (non tanto per quel -1% circa, ma perché lascerebbe intuire un arresto alla crescita), però, si nota: quei 76,2 milioni di paganti di cui si diceva all’inizio dell’articolo comportano un tasso di conversione rispetto alla platea totale del 12,4%, oltre un terzo in più rispetto all’anno precedente (quando oscillava intorno al 9%). Come mettere in relazione queste notizie con la realtà occidentale, al di là della dimensione quantitativa del dato? Ampliando il contesto alle tendenze che toccano da vicino anche l'ambiente tecnologico-musicale a noi più prossimo. Tencent Music è al lavoro su temi molto caldi, come il metaverso e l’intelligenza artificiale. Nel primo caso parliamo del progetto TMELAND (TME è il ticker con cui si individua il titolo quotato in borsa di Tencent Music – ndr), un mondo virtuale dedicato alla musica che include anche un festival pianificato in concomitanza con il capodanno cinese. Concerti virtuali con artisti come avatar, e un ponte gettato sia sul grande business del karaoke, ancora troppo significativo per il DSP cinese, sia sullo streaming musicale coperto dalla controllata QQ Music, come ha spiegato Cussion Pang, CEO del gruppo: Nel corso del 2022 QQ Music sarà interessata ad un upgrade con caratteristiche da metaverso, grazie alle quali gli utenti potranno disporre di una stanza virtuale individuale per ascolto di musica con amici e anche jam sessions comuni. Sul piano riguardante la AI, ha poi aggiunto: Il nostro modello predittivo proprietario ci consente di esplorare i dati per pre-identificare canzoni ad alto potenziale di successo, incrociando le preferenze dell’utente con melodia, testo, voce e ritmi. Questa dotazione tecnologica, nelle mani degli artisti, consente di ottimizzare la loro creazione e produzione di brani e ha già determinato una caso di successo: la canzone 'Lonely City' ha quasi raggiunto un miliardo di stream nell’ultimo trimestre 2021. Il tutto ben si sposa con una tendenza evidenziata di recente anche da Spotify (di cui, è bene ricordarlo, Tencent è azionista): il provider musicale cinese ha iniziato a valorizzare il segmento degli artisti indipendenti e ora ne dichiara oltre 300.000 attivi sul proprio servizio dedicato, “Tencent Musician”, tutti attivi nell’upload di loro brani. Un altro indizio di come le piattaforme di audio streaming musicali convergano verso i dettami della creators economy. Infine, il quadro non sarebbe completo senza un cenno alla valorizzazione di Tencent Music, che negli ultimi 12 mesi sembra vivere in universo parallelo rispetto alla performance aziendale. Accade sempre a causa dei noti provvedimenti che il governo cinese ha adottato nell’ultimo anno nei confronti dei suoi colossi tecnologici con partecipazioni e/o quotazioni all’estero: un giro di vite che non giova alla trasparenza e alla contendibilità. Fatto sta che oggi la controllata di Tencent Holdings vale poco più di 9 miliardi di dollari, ossia appena un quarto circa della sua capitalizzazione di un anno fa e meno di un quinto in confronto a due anni fa. Ed anche solo un terzo dell’attuale valore di Spotify (che nello stesso periodo ne ha perso “solo” la metà). Già, la domanda è: quanto, e quando, salirà?