La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha respinto il ricorso presentato dalla Polonia in merito all’articolo 17 della direttiva comunitaria sul diritto d’autore. I rappresentati di Varsavia contestavano - citando il principio riguardante la libertà di espressione incluso nella Carta dei diritti fondamentali delle comunità europea - la parte del testo che prevede la responsabilità diretta dei fornitori di servizi per l'upload di contenuti illegali sulle proprie piattaforme, ma i giudici, nella giornata di ieri, hanno fatto sapere come l’articolo 17 non minacci il diritto alla pubblica espressione di opinioni. “Il legislatore UE — al fine di prevenire il rischio che, in particolare, l'uso di strumenti di riconoscimento e filtraggio automatici comporta per il diritto alla libertà di espressione e di informazione degli utenti dei servizi di condivisione di contenuti online — ha stabilito un limite chiaro e preciso sulle misure che possono essere adottate o richieste per dare attuazione agli obblighi previsti da tale disposizione, escludendo, in particolare, le misure che filtrano e bloccano i contenuti leciti in fase di caricamento”, si legge nella sentenza: “[L’articolo 17] E’ stato accompagnato da adeguate garanzie da parte del legislatore al fine di garantire il rispetto del diritto alla libertà di espressione e di informazione degli utenti di tali servizi, e un equo equilibrio tra tale diritto - da un lato - e il diritto alla proprietà intellettuale, dall'altro”. “Una decisione importante che conferma efficacia della norma recepita in Italia”, ha commentato FIMI - Federazione Industria Musicale Italiana, mentre per l’associazione di etichette indipendenti europee IMPALA “l'articolo 17 riequilibrerà le relazioni tra titolari dei diritti e piattaforme, dando una spinta alla ripresa del settore senza costi per i governi e garantendo il rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini così come quelli degli artisti”.