Nel mese di settembre il pubblico inglese di Internet avrà modo di provare il primo servizio di file sharing musicale legalizzato disponibile nel Regno Unito (e in Europa), gestito dal primo service provider al mondo interamente dedicato alla musica: glielo mette a disposizione PlayLouder, Web company finora dedita alla musica indipendente (vedi News) che per l’occasione ha stretto un’alleanza con la major Sony BMG, disposta a mettere in gioco 250 mila canzoni del suo catalogo per questo esperimento di p2p “regolamentato”. Non solo: per effetto di un accordo con l’associazione delle indie britanniche, Aim, il nuovo servizio offrirà brani musicali appartenenti a etichette come V2, Ninja Tune, Pias, Cooking Vinyl, Matador e Beggars, mentre l’adesione della società degli autori MCPS-PRS permetterà anche di distribuire attraverso la piattaforma brani di artisti privi di contratto discografico. <br> Chi accetta le condizioni di abbonamento al PlayLouder MSP (Music Service Provider; si pagano 26,99 sterline al mese, poco meno di 40 euro: la stessa cifra richiesta da British Telecom per l’accesso alla banda larga), ottiene la connessione ad una linea broadband ad alta velocità e un account di posta elettronica, il diritto di scaricare musica senza limitazioni, accesso a contenuti editoriali, live Webcast e streaming audio/video e la possibilità di acquistare on-line Cd, Dvd e biglietti per spettacoli e concerti. Ma grazie alla e-mail e alla connessione a banda larga è possibile anche condividere file con altri abbonati al servizio in un ambiente “protetto”: i brani di cui è autorizzata la condivisione, inseriti in un cosiddetto “giardino cintato”, sono identificati da un sistema di impronte digitali (sviluppato dal partner tecnologico della joint venture, State 51) che consente di tenere sotto costante osservazione ogni transazione che li riguarda anche in vista della attribuzione delle royalty ai legittimi titolari. Oltre a cercare le canzoni desiderate direttamente sui server di PlayLouder, per scambiarsi i file gli abbonati possono continuare ad utilizzare KaZaA, Limewire, eDonkey e le altre applicazioni software più in uso tra gli utenti Internet: la tecnologia di fingerprinting non impedisce la circolazione di brani non autorizzati e non riconosciuti dal sistema ma blocca l’accesso o l’uscita dal “giardino cintato” di quelli licenziati, inseriti nel database e dunque continuamente monitorati. I titolari dei diritti ricevono come compenso una fetta degli introiti mensili derivanti dagli abbonamenti broadband in funzione del volume di scambi generati dal repertorio di ciascuno. <br> Secondo i responsabili di PlayLouder, PLMSP è la prima piattaforma di file sharing legale ad essere modellata sulle esigenze dei consumatori e non su quelle dell’industria, ricalcando i servizi p2p più in voga (l’utente può scegliere il formato preferito di compressione dei file e il sistema è compatibile anche con iTunes e iPod di Apple), differenziandosi da alternative americane come Mashboxx, iMesh e Peer Impact “che propongono semplicemente un negozio di download attaccato ad un network p2p”. L’intenzione, spiegano, è di farla esordire in sordina per poi pubblicizzarla ampiamente solo in un secondo tempo: l’obiettivo è di raccogliere 40 mila abbonamenti nel primo anno di attività, e di arricchire gradualmente il catalogo con l’adesione al progetto di altre etichette, major in primo luogo.