Nella corsa dello streaming all’alta fedeltà nella riproduzione delle incisioni, il formato Dolby Atmos - da ormai più di un anno a questa parte - si è imposto come standard di riferimento a livello globale. Se, da una parte, gli artisti pressano le proprie label - e le società di servizi - perché il loro catalogo venga reso disponibile in audio “spaziale”, dall’altro i DSP - Apple Music e Amazon Music su tutti - assecondano la passione per la nuova modalità, che pare abbia già conquistato cuore e orecchie degli ascoltatori. A levarsi fuori dal coro è la voce di Matt Shadows, leader degli Avenged Sevenfold: in una serie di tweet pubblicata sul proprio account personale il frontman californiano ha espresso dubbi sull’effettivo salto di qualità che la soluzione tecnologica elaborata dalla società oggi diretta da Kevin Yeaman avrebbe fatto compiere all’ascolto digitale. “Anche se non posso confermarlo, pare che ci siano pressioni, da parte dei DSP, per far mixare i nuovi dischi in questo formato, al fine di ottenere la maggior esposizione sulle relative piattaforme”, ha scritto Shadows, all’anagrafe Matthew Charles Sanders: “Per quando mi riguarda, Dolby Atmos suona oggettivamente peggio di un normale mix stereo”. Questo perché, prosegue Sanders, “la voce resta costantemente confusa o addirittura inesistente, per via del fatto che tutti gli altri strumenti arrivano da ogni parte. Quando si ascolta con delle cuffie normali - quelle, cioè, che usa il 99% delle persone - è un casino. Questo formato potrebbe andare bene come opzione da attivare, ma su Apple Music al momento è la modalità di default, che va disattivata, nel caso qualcuno ci tenga. Il fatto è che nessuno sa cosa sia Dolby Atmos, così quando il pubblico ascolta un nuovo disco per la prima volta pensa che quello sia il mixaggio originale”. “Credo che artisti come noi abbiamo scritto le canzoni con in testa essenzialmente il mixaggio stereo tradizionale - una chitarra sul canale destro, una sul sinistro, e un po’ di panning sugli effetti”, ha concluso Sanders: “Quello che succede con Atmos è che stiamo cercando di mettere strumenti in posti nei quali non abbiamo mai pensato di metterli. Col passare del tempo sono sicuro che artisti più giovani saranni capaci di scrivere canzoni pensando alle potenzialità offerte da questa nuova tecnologia, ma per come la vedo io, in questo momento, Atmos rovina un buon mixaggio stereo se ascoltato su cuffie standard”.