Chi comanderà la Siae? Un commissario o un nuovo presidente? Uno o più garanti di nomina statale, oppure un professionista rappresentativo espresso dalla maggioranza dei soci? A viale della Letteratura, a questo punto (e non è una novità), può ancora succedere di tutto. Rientrata temporaneamente la minaccia di una nuova calata dei “politici” nella stanza dei bottoni, paventata ma finora non concretizzata dal ministro per i Beni e le Attività Culturali Rocco Buttiglione (vedi News), alla società degli autori la situazione resta – tanto per cambiare - fluida, caotica, indecifrabile. <br> Ricapitoliamo in breve gli avvenimenti di questa estate concitata. In seguito al ritiro forzato della candidatura da parte del presidente designato Ivan Cecchini, a sua volta succeduto allo sfiduciato Franco Migliacci, la Siae resta tuttora un organismo acefalo che ha quanto meno risolto i suoi problemi immediati legati alle necessità di gestione operativa e di ordinaria amministrazione: il cda ha sollevato dall’incarico il contestatissimo direttore generale Gianni Profita, uomo fortemente sponsorizzato dagli ex vertici del dicastero della Cultura, sostituendolo con Angelo Della Valle, funzionario Siae di lungo corso gradito anche alla maggioranza di autori e editori. Resta però in bilico tra le due strade divergenti: autogestione garantita dalla nomina di un nuovo presidente (i soci di maggioranza sembrano intenzionati a riproporre il nome di Cecchini, peraltro già respinto dalle commissioni parlamentari di vigilanza; mentre il governo sembrerebbe gradire l’avv. Giorgio Assumma, legale di fiducia di molte star del mondo dello spettacolo), oppure il temuto ricorso a uno o più commissari straordinari. “Che non può essere un atto arbitrario, e per verificarsi deve fondarsi su presupposti oggettivi di natura economica o giuridica: dissesto finanziario o ingovernabilità dell’ente” osserva Claudio Buja, parte in causa come managing director della società di edizioni Universal Music Italia (e vicepresidente di quella Fem, Federazione degli Editori Musicali, che a fianco di altre associazioni di categoria ai primi di agosto ha pubblicato un appello contro il commissariamento sui principali quotidiani nazionali). “Oggi”, secondo Buja, “non sussiste né l’una né l’altra condizione. La Siae ha un bilancio sano (utile certificato di 3,642 milioni di euro nel 2004, tra diritti d’autore e servizi), c’è un nuovo direttore generale in carica e in assemblea esiste una maggioranza in grado di prendere decisioni e di esprimere un candidato alla presidenza. Certo, se le forze politiche intendono andare oltre le loro funzioni di vigilanza bocciando a ripetizione i nostri candidati, l’arrivo di un commissario resta purtroppo un’ipotesi plausibile. Ma si tratterebbe, a quel punto, di un atto arbitrario di fronte a uno statuto che prevede l’autodeterminazione e la libera gestione della Siae”. L'ingarbugliata vicenda, insomma, non è ancora arrivata al suo epilogo e mantiene un finale aperto: non si escludono altri colpi di scena.