Per un addetto ai lavori che conquista per la prima volta un seggio - Gianmarco Mazzi, eletto alla Camera nel collegio plurinominale Veneto 2, dove era candidato nelle fila di Fratelli d’Italia - un altro rappresentante con trascorsi nell’industria musicale esce dal mondo della politica. Roberto Rampi, che nel 2018 era stato eletto senatore in quota Partito Democratico, ricoprendo il ruolo di capogruppo per il suo schieramento in Commissione Cultura e Istruzione del Senato, mancando l’elezione alla Camera dei Deputati, dove era candidato nel collegio plurinominale a Varese, non farà rientro alle Camere. Classe 1977, nato a Merate, Rampi debuttò nel settore come collaboratore dell’agenzia di live promoting Sonora, collaborando poi anche con lo staff del Magnolia, uno dei live club più popolari dell’area milanese. Dopo essere stato nominato nel 2006 vicesindaco di Vimercate, in provincia di Monza e Brianza, la sua attività politica si allargò a livello nazionale nel 2013 con l’elezione alla Camera per il Partito Democratico: come deputato Rampi presentò, nel 2016, una proposta di legge “per la disciplina delle attività musicali contemporanee popolari dal vivo” per affrontare, tra le altre cose, il fenomeno del secondary ticketing, che qualche mese dopo sarebbe stato portato all’attenzione del pubblico generalista da un’inchiesta televisiva del programma Le Iene. Successivamente Rampi è stato il relatore in Commissione Cultura, insieme a Nunzia Catalfo del Movimento 5 Stelle, dell’emendamento alla legge delega del Governo per l’indennità di discontinuità per i lavoratori dello spettacolo, provvedimento poi diventato legge con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale lo scorso 4 agosto ma, come osservato dal chitarrista, fondatore e produttore dei Subsonica Max Casacci in un recente intervento sui propri canali social, rimasto a oggi inapplicabile a causa della mancato esercizio della delega da parte dell’esecutivo uscente.