Contenuti audio, è la parola chiave. O, meglio: non solo canzoni. Il mondo dei DSP si sta evolvendo, e dopo l’exploit registrato durante la pandemia, con i servizi digitali a trainare a livello globale il settore della musica registrata, si sta preparando al prossimo passo. Perché accomodarsi sulle rendite di posizione non è mai consigliabile, soprattutto in un quadro generale quanto mai incerto e in continua, rapidissima evoluzione. Non che la tendenza ad allargare il campo dell’offerta sia una novità assoluta: Spotify, che fino a oggi ha aperto la strada ai provider audio internazionali, da almeno due anni sta scommettendo sui podcast, sincerandosi - dopo le controversie scatenate da Joe Rogan e, soprattutto, lo scandalo dei contenuti suprematisti - di tutelarsi e integrare nelle proprie operatività anche la moderazione di contenuti. Il punto, però, è un altro: i DSP possono dirsi certi, a fine 2022, di non vedersi insidiare il proprio primato da altri player? Non proprio, a quanto pare. Il fronte concorrente ai DSP tradizionali potrebbe essere aperto da Bytedance, colosso cinese che controlla TikTok: secondo il Wall Street Journal la società guidata da Liang Rubo avrebbe già preso contatti con le major per chiudere accordi di licenza che permettano lo sfruttamento dei cataloghi digitali, avviando grandi manovre (di reclutamento) di A&R per assicurarsi i favori della comunità artistica internazionale. Questo, però, potrebbe essere solo l’inizio: secondo la testata specializzata Podnews la piattaforma social sarebbe pronta a lanciare un proprio servizio di podcasting. I contorni dell’operazione, al momento, sono ancora piuttosto sfumati: il servizio potrebbe prendere la forma di una funzionalità in-app - quindi incorporata nella cornice del social - o essere ospitato su una nuova piattaforma. Di certo, a fare paura - alla concorrenza - sono le potenzialità che una svolta del genere potrebbe imprimere al mercato dei contenuti audio a livello globale, non solo per il numero di utenze aggregate dal social, ma anche per le funzionalità e le modalità di fruizione che un contesto come quello di TikTok permette già oggi. E mentre il segmento dei podcast è ulteriormente scaldato dalla (prossima) discesa in campo di YouTube, che, sommando all’offerta audio freemium quella video, potrebbe cambiare - in un arco temporale relativamente breve - le regole del gioco, resta apertissimo (e molto combattuto) quello del live streaming. Assodato che i concerti virtuali sono stati capaci non solo di sopravvivere, ma anche di prosperare dopo la parentesi di restrizioni adottate nel periodo pandemico, ad Apple Music - che all’inizio di questo mese ha assicurato la copertura live della chiusura dell’Happier Than Ever World Tour di Billie Eilish - ha risposto Amazon Music. Il DSP del gruppo guidato da Jeff Bezos ha annunciato la trasmissione di eventi musicali live - “Thursday Night Football” - che, a partire dal prossimo 27 ottobre, avranno per protagonisti - tra gli altri - Lil Baby, Megan Thee Stallion, Kane Brown e 2 Chainz. In questo caso, le particolarità dell’operazione che segnano un’evoluzione rispetto a quelle già attuate in passato dalla concorrenza sono almeno un paio. In primis, gli show saranno resi disponibili non da Amazon Music né da Twitch, quest’ultima destinazione “naturale” per i contenuti in live streaming su Amazon, ma da Prime Video, il servizio VOD della società decisamente molto più popolare presso il pubblico generalista. In secondo luogo, sempre Amazon, attraverso il suo marketplace, e in partnership con Dice, si occuperà anche del servizio biglietteria degli eventi trasmessi, che si terranno in diverse venue di Los Angeles e saranno, ovviamente, aperti al pubblico in presenza. Abbracciando tutti gli aspetti della “distribuzione” del live - digitale e non - non solo Amazon ha battuto sul tempo Netflix, ma ha anche varato un modello molto appetibile, in grado di creare sinergie con il comparto della musica dal vivo, che - come già fatto da Live Nation negli USA già a partire dallo scorso anno - sta cercando di affiancare all’offerta tradizionale quella digitale in maniera sempre più organica e strutturale. La strada verso il futuro dello streaming può seguire, tuttavia, percorsi diversi. Anzi, inversi. E’ il caso di Mixcloud: la piattaforma attiva dal 2008 e dedicata ai contenuti audio di lunga durata (dai dj set ai podcast) ha attivato la funzione “Tracks”, che - banalmente - permette all’utenza di uploadare tracce audio della durata compresa tra i 30 secondi e i 15 minuti. In sostanza, canzoni. Non una rivoluzione copernicana, con delle limitazioni importanti (legate non solo alla forma di abbonamento sottoscritta dall’utente, ma anche all’originalità dei pezzi, per ovvie ragioni di licenze), ma che al momento, come sottolinea il ceo Nico Perez, fa di Mixcloud “l'unica piattaforma che offre sia live streaming, sia audio in formato lungo sia tracce in formato breve”. Almeno fino a che non ci penserà qualcun altro, magari aggiungendo alla propria offerta anche un pacchetto di servizi per gli artisti, come ha fatto negli ultimi giorni Soundcloud.