Il Tribunale di Milano ha respinto il ricorso presentato dalla società statunitense di content delivery CloudfFlare contro l’inibitoria cautelare che gli imponeva di interrompere la fornitura del suo servizio DNS pubblico a tre piattaforme BitTorrent che in precedenza erano state bloccate da AGCOM, l'autorità locale di regolamentazione delle comunicazioni. Come rilevato da una nota di FIMI, l’azione legale era stata intrapresa all’inizio di quest’anno dalle filiali italiane delle tre major - Sony Music, Universal Music e Warner Music - rappresentate da IFPI, l’organizzazione internazionale di categoria dell’industria discografica: l’istanza, oltre che dalla stessa FIMI, era stata supportata da FPM, l’associazione italiana per la lotta alla pirateria. "I servizi di CloudFlare consentivano agli utenti di accedere a siti Web in violazione del copyright che sottraggono ricavi a coloro che investono e creano musica”, ha commentato la ceo di IFPI Frances Moore: “Confermando l'ordinanza originaria contro CloudFlare, il Tribunale di Milano ha stabilito un precedente importante secondo cui gli intermediari online possono essere obbligati a prendere provvedimenti efficaci se i loro servizi sono utilizzati per la pirateria musicale". “Questa è una decisione importante per l'Italia, e non solo”, le ha fatto eco Enzo Mazza, ceo di FIMI: “Cloudflare, così come altri intermediari che forniscono servizi simili, dovrebbero intensificare i propri sforzi per impedire agli utenti di accedere a siti Web illegali di cui è stato ordinato il blocco".