Così come tanti altri artisti internazionali - tra gli altri, Animal Collective e Santigold - anche Lorde ha ammesso come una parte dell’industria della musica dal vivo stia attraversando una congiuntura estremamente sfavorevole. “Fondamentalmente per artisti, promoter e staff le cose sono arrivate a un livello di difficoltà mai sperimentato prima”, ha scritto Ella Marija Lani Yelich-O' Connor - questo il nome all’anagrafe dell’artista, classe 1996 - in una newsletter indirizzata ai propri fan: “E’ una specie di tempesta perfetta. Il punto di partenza è stato concentrare in un anno tre anni di show rinviati, al quale poi si sono aggiunti da una parte una recessione economica mondiale e la più che comprensibile diffidenza del pubblico ad andare ai concerti per preoccupazioni relative al proprio stato di salute”. “Portare in giro per il mondo uno spettacolo con tutto quello che ne consegue oggi può costare fino a tre volte e mezzo il prezzo che si pagava prima della pandemia”, ha proseguito Lorde: “Ora, di economia non so un cazzo, ma so abbastanza per capire che nessun settore ha margini di profitto così alti per reggere uno shock del genere. I prezzi dei biglietti dovrebbero aumentare per assorbire minimamente l’impennata dei costi, ma nessuno - dico nessuno - ha intenzione di accollare al pubblico, già messo alla prova dalla situazione nonostante la sua resilienza, questo onere”. “I margini di profitto risicati su tutta la filiera possono anche andare bene per un’artista come me”, ha concluso la cantante: “Io sono fortunata, ma per quasi tutti gli artisti che vendono meno biglietti di me andare in tour raggiungendo almeno il punto di pareggio ormai è diventata un’impresa folle. Per alcuni, anche in caso di sold-out, il tour economicamente resterebbe in perdita. E' un conto che non torna”.