Nel 2019 Boomy viene fondata da Alex Jae Mitchell, un musicista che ha frequentato la Juilliard School di New York e che ne diventa il CEO, con l’obiettivo di creare musica utilizzando l’intelligenza artificiale. Nel 2021 Boomy esce dalla sua fase beta e annuncia l’avvenuta creazione di due milioni di brani. Nel 2022, come ha formalizzato pochi giorni fa in un comunicato ufficiale postato sul proprio account Twitter, ne ha già prodotti e piazzati 10 milioni e viene oggi utilizzata per produrne circa quindicimila al giorno. La visione originale di Mitchell: il maggiore ostacolo che si frappone tra una creazione di un musicista e la sua pubblicazione è di natura tecnologica, a causa della difficoltà di imparare a livello professionale il funzionamento delle digital audio workstations (DAW) e del tempo che occorre per padroneggiare i software che surrogano la necessità di uno studio di registrazione. La AI, quindi, può diventare il co-autore ideale per occuparsi di tutte le seccature tecnologiche. Ma poi la visione evolve e, anziché operare per il target dei musicisti dilettanti, Boomy si prefigge lo scopo di fare creare musica anche ad aspiranti artisti privi di formazione musicale. La sua piattaforma si presenta con un’interfaccia web-based che permette di fare un log in, scegliere tra due stili di base e un filtro (cose tipo: alta intensità, vintage, elettronica…) e creare la prima stesura di un brano in circa 13 secondi. L’interfaccia emula uno studio e opera, in effetti, con un solo bottone. Cliccato il tasto "Create Song" dalla homepage, si seleziona lo stile del beat desiderato e poi si traffica con la composizione e con il mix fino a soddisfazione raggiunta. A quel punto la canzone può essere caricata su oltre quaranta piattaforme di streaming e di social media, iniziando a maturare royalties.