Quella determinata dal Covid-19 è stata la peggiore crisi mai vissuta dal settore dello spettacolo. Il 2022 sembra proprio essere l’anno della rinascita, e i dati dei primi tre trimestri, presentati da Siae in un incontro alla Milano Music Week, lo confermano. A esporre le cifre che raccontano numeri e protagonisti di questo ritorno al live, proponendo alcuni spunti di riflessione sul mercato e sul pubblico dei concerti nel post pandemia, ci hanno pensato Pietro Ietto, vice direttore generale e divisione rete territoriale Siae, e Vincenzo Spera, presidente Assomusica. Ietto è partito, ovviamente, dai dati legati ai primi nove mesi del 2022, concentrati sul territorio di Milano: il prezzo medio di un biglietto per un live di musica leggera è sui 38 euro, si sono tenuti 12.511 spettacoli, con 11 milioni di ingressi e 420milioni di euro rappresentano la spesa totale al botteghino. “Messi a paragone i primi dieci eventi del 2022 con i primi dieci eventi del 2019 c’è stato un 37% in più di presenze con una spesa superiore del 43% - sottolinea Ietto – questi dati sono importanti perché fanno capire come il buco nero 2020-2021 causato dalla pandemia si sia superato”. Da sottolineare l'elemento di novità rappresentato da luoghi come la Trentino Music Arena, dove si è svolto il megaconcerto di Vasco Rossi del 20 maggio scorso che con i suoi 111.881 spettatori guida la classifica dei concerti di musica leggera. Si tratta soprattutto di un pubblico giovane, più disponibile a frequentare luoghi affollati, ma al boom di presenze ha contribuito anche il recupero di date che erano state cancellate negli anni della pandemia e per le quali erano già stati venduti i biglietti. Una sorta di “rinascimento della musica live”, che però va contestualizzata. , “Ovviamente il recupero dei tanti live rimandati durante la pandemia ha permesso il raggiungimento di questi dati così positivi, ma dobbiamo stare anche attenti alla crisi economica che potrebbe avere un strascico nel futuro: molti concerti annunciati, anche di artisti importanti, non sono andati subito sold out – dice Spera – sono campanelli che vanno ascoltati. Inoltre mi permetto di far notare che la musica leggera fattura quasi quanto lo Stato dà come finanziamenti alla musica non leggera. Perché questa economia cresca ancora e lo faccia nel modo corretto dobbiamo lavorare sulla creazione di strutture adeguate, sulla tutela dei lavoratori e su una maggiore internazionalizzazione della musica italiana”.