La ventilata ipotesi di un'abolizione, o di una revisione, del cosiddetto "bonus cultura" (o "18app") per i diciottenni ha suscitato una levata di scudi da parte dell'industria discografica e editoriale. La norma consente ai neodiciottenni di spendere 500 euro ciascuno per un anno per acquistare: biglietti per rappresentazioni teatrali e cinematografiche e spettacoli dal vivo (cinema, spettacoli di danza, di musica, circhi ecc.); libri, inclusi audiolibri e libri elettronici; titoli di accesso a musei, mostre ed eventi culturali, monumenti, gallerie, aree archeologiche, parchi naturali; musica registrata (es. cd, dvd, musica online); corsi di musica; corsi di teatro; corsi di lingua straniera; prodotti dell’editoria audiovisiva; abbonamenti a quotidiani e periodici anche in formato digitale. E' fuor di dubbio che la possibilità di spendere questa (non piccola) cifra abbia generato interessanti ritorni economici per l'industria "culturale" in genere, e anch'io sono favorevole a qualsiasi sostegno per l'industria dello spettacolo, nella quale lavoro ormai da più di quarant'anni. Le mia perplessità riguardano sostanzialmente due punti. Il primo è che il bonus di 500 euro va a beneficio indiscriminatamente di tutti i neodiciottenni, indipendentemente dalle possibilità economiche delle loro famiglie. L'ipotesi, che circola, di subordinarlo a un ISEE inferiore a un certo limite (L’Indicatore della Situazione Economica Equivalente, ISEE, è un indicatore che serve a valutare e confrontare la situazione economica delle famiglie) si scontra con una situazione molto italiana in cui ci sono famiglie assai benestanti che, per qualsiasi ragione - spesso truffaldina - dichiarano un ISEE decisamente basso (e grazie a questo godono di vantaggi che sarebbero da riservare a chi ne ha davvero bisogno). Ma la mia perplessità più forte è un'altra. Mi spiego facendo due esempi di oggetti acquistabili con il bonus "cultura": questo e questo Non dubito che chi edita e pubblica questi due oggetti sia ben lieto che essi siano acquistabili attraverso 18app; dubito però che sia da considerare "consumo culturale" l'acquisto di un pur divertente libretto che si pubblicizza con queste parole: Evacua allegramente stress ed ansie quotidiane trascorrendo il tempo in bagno con spensieratezza ed il sorriso stampato in faccia. Quando il tuo sedere fa le bizze e si atrofizza sulla tazza, vedrai come questo pratico e divertentissimo libro ti cambierà la vita! o quello di un disco pubblicato da un rapper condannato in via definitiva a quattro anni di reclusione per spaccio di sostanze stupefacenti, i cui testi celebrano l'illegalità. Mi rendo conto che subordinare l'utilizzo del bonus "cultura" all'acquisto di beni che siano effettivamente considerabii "culturali" evoca il MinCulPop, e si espone a una miriade di critiche (né io sono favorevole all'idea che qualcuno da qualche parte possa stabilire cos'è cultura e cosa no, magari in base alle sue opinioni politiche); tuttavia trovo abbastanza indecente che il contributo erogato vada a beneficio dei produttori di beni che con la "cultura" hanno davvero ben poco a che vedere. Al tempo stesso, sono consapevole del fatto che lasciare ai produttori di dischi o di libri l'opzione di indicare quali dei loro prodotti godano effettivamente di meriti "culturali" sia impraticabie. Del resto, e mi ripeto, sarei lieto che l'industria discografica e editoriale potesse continuare ad essere supportata in maniera efficace. Non ho soluzioni pratiche da proporre; mi limito a provare a sollevare qualche dubbio, auspicando che si possa trovare una mediazione (oppure che si cambi la definizione di "bonus cultura", secondo me impropria, con un'altra più corrispondente alla realtà delle cose).