Dopo le indiscrezioni trapelate nella giornata di ieri, martedì 20 dicembre, sono state confermate le modifiche a 18app, il Bonus Cultura a favore dei neomaggiorenni istituito dal governo presieduto da Matteo Renzi nel 2015 che l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni aveva promesso di riformare profondamente. “Carta G”, questo il nome scelto per la nuova versione di 18app, non sarà più erogato a tutti i diciottenni, ma solo a quelli diplomati all’esame di maturità con il massimo dei voti o a quelli inclusi in nuclei familiari il cui ISEE sia inferiore ai 35mila euro. In caso di sovrapposizione dei requisiti - massimo dei voti alla maturità e ISEE sotto i 35mila euro - il sostegno sarà raddoppiato da 500 a 1000 euro. Così come presentata nel testo della legge di bilancio - che, un volta votato dalla Camera, si presume il 24 dicembre, sarà immodificabile in occasione del passaggio al Senato, tenuto a esprimersi in modo definitivo entro il 31 dicembre prossimo - la nuova versione di 18app delude profondamente le aspettativa dell’industria culturale italiana, che si era coalizzata - lo scorso 14 dicembre - per avviare la campagna #salvatela18app. La battaglia affinché il provvedimento - erogato nel 2022 a oltre 440mila utenti, e con un ritorno sotto forma di controvalore economico per l’industria culturale italiana pari a poco meno di 150 milioni di euro - non fosse modificato aveva compattato non solo le tre principali associazioni di discografici italiani - FIMI, PMI e AFI - ma anche Assomusica, l’associazione di rappresentanza dei promoter musicali italiani (che nel 2021, dopo l’industria editoriale, sono stati i secondi a beneficiare del sostegno, con oltre 22 milioni di euro incassati grazie al bonus) e le collecting SIAE e NUOVOIMAIE.