L’Intellectual Property Office (IPO), ente governativo ufficiale del Regno Unito responsabile dei diritti di proprietà intellettuale (PI), compresi brevetti, marchi e copyright, ha pubblicato i risultati relativi ad un’indagine condotta sulle violazioni del copyright. Lo studio ha rilevato che il 25% degli intervistati ha utilizzato una fonte illegale per procurarsi musica online almeno una volta negli ultimi tre mesi, +15% del 2021 ed è la percentuale più alta degli ultimi otto anni di ricerca, che rappresenta una stima di 9,2 milioni utenti che violano il diritto d'autore nel Regno Unito; la fascia d'età con la più alta percentuale di persone che accedono illegalmente alla musica è quella più giovane, dai 12-15 anni (32%), davanti ai 25-34enni (30%) e ai 16-24enni (26%). La buona notizia è che la percentuale di utenti seriali che ricorrono alla pirateria e utilizzano fonti illegali, non è aumentata, passando dal 2% nel 2021 al 3% nel 2022, ad aumentare, però, sono le persone che utilizzano un mix di fonti legali e illegali che passa dal 13% al 22%. La percentuale di chi ricorre a fonti illegali per procurarsi i film è cresciuta di quattro punti percentuali, raggiungendo il 24% nel 2022, con picchi anche per la TV (dal 14% al 19%), i giochi (dall'11% al 17%), gli sport dal vivo (dal 29% al 36%) e gli ebook (dal 14% al 24%): c'è quindi una tendenza più ampia, anche se la musica si trova all'estremità superiore degli aumenti. L’IPO ha proposto lo stesso questionario dal 2019, ma fa notare che le cifre sono "soggette a fluttuazioni in quanto ogni anno vengono inclusi nuovi metodi di accesso" come, per esempio, lo stream-ripping, e ha evidenziato il fatto che "alcuni avevano già affrontato difficoltà finanziarie durante la pandemia di Covid-19, ora aggravate dall'aumento del costo della vita, mentre altri, che non avevano sofferto finanziariamente durante la pandemia, erano ora preoccupati per ciò che avrebbero riservato i prossimi mesi". La ricerca evidenzia anche il fatto che dal 2000 il fenomeno della pirateria è andato a rallentare e nell’ultimo decennio le società hanno investito in servizi musicali legali e in modelli di business in linea con le richieste del settore.