A circa ventiquattr’ore dall’annuncio del mancato rinnovo dell’accordo di licenza tra Meta e SIAE, sulle piattaforme controllate dalla big tech di Menlo Park è iniziata l’eliminazione delle canzoni i cui diritti siano gestiti dalla Società Italiana degli Autori ed Editori. A Rockol, tuttavia, sono arrivate segnalazioni - sia da parte di utenti privati, che da parte di utilizzatori, aziende e istituzioni - di takedown apparentemente immotivati, ovvero di eliminazioni di contenuti che - teoricamente - non dovrebbero cadere nell’elenco delle opere da silenziare. Cosa sta accadendo, quindi? E, soprattutto, quali sono i termini che - secondo il criterio adottato dalla big tech di Menlo Park - fanno finire un'opera nella blacklist di Meta? “Il lasso temporale intercorso dall’inizio delle operazioni di takedown è ancora troppo breve per avere dei dati statistici accurati sull'andamento dell'operazione”, ha spiegato a Rockol Nicola Migliardi, Chief Operations Officer di SIAE: “La rimozione non deve interessare tutto ciò che non sia repertorio diretto SIAE. Trattandosi di una licenza multiterritoriale, il repertorio del quale stiamo parlando riguarda opere affidate direttamente dai propri associati, ovvero autori, compositori ed editori. Il che non implica, tuttavia, che in questo caso SIAE non rappresenti un’opera estera, perché ci sono casi di opere ‘miste’, ovvero di opere estere con un compositore o un autore italiano. Nel contesto specifico di questa vicenda, in caso di opere nelle quali non siano coinvolti autori, compositori o editori iscritti a SIAE, il takedown non deve avere luogo”. “La licenza multiterritoriale [come quella sulla quale non è stato raggiunto un accordo, ndr] prevede che SIAE rappresenti tutto il catalogo direttamente affidatole in tutti i paesi europei”, prosegue Migliardi: “Tralasciando i social, SIAE rappresenta un repertorio molto più ampio, affidato anche in maniera indiretta dalle altre collecting estere. Sul digitale, invece, la forma di gestione e rappresentazione è diversa: l’oggetto della trattativa con Meta riguarda solamente il catalogo affidatoci direttamente. Perché un’opera entri a far parte del catalogo gestito direttamente da SIAE è sufficiente che ci sia anche solo l'1% di proprietà di quell’opera appartenente a uno dei nostri associati diretti”. “Abbiamo degli associati con partecipazioni a opere internazionali”, precisa Migliardi, “Ma in caso di stralcio di grandi cataloghi stranieri - specie quelli anglo-americani - credo si possa parlare di errore da parte di Meta. Non dovrebbero essere oggetto di takedown, né in Italia, né in nessun altro paese. Viceversa, sempre secondo la logica che Meta sta applicando in Italia, e che non condividiamo, i cataloghi degli artisti italiani non dovrebbero essere oggetto di takedown solo in Italia, ma anche all’estero. E, secondo nostre fonti, il takedown dei cataloghi italiani in Spagna non è ancora stato effettuato. Tuttavia, crediamo che la situazione possa considerarsi cristallizzata tra 24 / 48 ore, indicativamente dopo il weekend”. In sostanza, a voler essere coerenti con il criterio applicato all’Italia da Meta a partire dalla mattina di ieri, giovedì 16 marzo, utilizzare opere incluse nel catalogo SIAE oggi per realizzare una Instagram story in tutti i paesi europei dovrebbe essere rigorosamente proibito. “Ma negli USA il problema non sussiste”, aggiunge Migliardi: “La nostra è una licenza paneuropea ‘allargata’ [anche a paesi tecnicamente non appartenenti alla UE come UK e Svizzera, ndr], che però non arriva agli Stati Uniti, dove l’accordo di licenza, anche per il digitale, è stipulato con le collecting consorelle che ci rappresentano a livello locale”. Al nodo dei takedown, insomma, si può dare una lettura speculare. “Anche le altre collecting dovrebbero verificare che i loro repertori non interessati dal provvedimento restino dove sono”, precisa Migliardi: “Per esempio, un eventuale takedown del catalogo dei Nirvana, nel quale non sono presenti quote di autori, compositori o editori direttamente associati a SIAE, sarebbe del tutto ingiustificato. Stesso discorso vale per ‘Beggin’’, la cover dei Four Seasons dei Maneskin: trattandosi appunto di una cover scritta da autori e partecipata da autori non direttamente associati a SIAE, non c’è ragione che venga eliminata”. Ma il problema reale, a parere di Migliardi, è squisitamente tecnico. “La rimozione dei contenuti è partita dalle library di Instagram, il che inibisce la sincronizzazione di nuovi contenuti in-app. Per il resto, i contenuti già esistenti vengono ‘silenziati’. C’è, però, molto altro, come i contenuti già creati che abbiano come audio versioni dal vivo dei brani potenzialmente oggetto di takedown. Come individuare contenuti del genere? Meta ha a disposizione una tecnologia talmente avanzata da operare con precisione chirurgica? E come impedire agli utenti di Facebook di uploadare nuovi contenuti, specie quelli prodotti fuori app, potenzialmente oggetto di takedown? In caso di registrazioni da studio, la soluzione potrebbe essere il fingerprinting, ma sui live? SIAE ha un catalogo di milioni di opere: Meta ha altrettante fingerprint?”. Rockol ha contattato Meta per avere un chiarimento sulle tecnicalità del processo di takedowm senza, al momento, ottenere una risposta.