E’ stata definita dall’americana Broadcast Music Incorporated “storica” la sentenza, emessa dalla corte distrettuale federale dello stato di New York presieduta dal giudice Louis Stanton, che stabilisce un aumento nel tasso delle royalties generate da esibizioni pubbliche da corrispondere ad autori ed editori. La sentenza è stata emessa al termine di un lungo procedimento giudiziario che aveva visto contrapposte la collecting BMI a Live Nation e AEG Live, le due principali agenzie di live promoting presenti sul mercato americano. La pronuncia della corte prevede un aumento pari al 138% della quota da versare ai titolari dei diritti sulla base degli incassi degli eventi dal vivo: in particolare, rispetto alla normativa precedente, i nuovi tassi interesseranno anche i “pacchetti vip” - ingressi, venduti generalmente a prezzi maggiorati, che danno diritto a benefit accessori come accesso alle sale anticipati e incontri con gli artisti - e ai tagliandi venduti sul mercato secondario. Inoltre, nel calcolo della percentuale da versare ai titolari saranno calcolate anche le commissioni extra applicate dalle società di ticketing in fase di prevendita. “Questa è una grande vittoria per BMI e per gli autori, i compositori e gli editori che rappresentiamo", ha dichiarato il presidente della collecting Mike O'Neill: “Avrà un impatto positivo a lungo termine sulle royalties generate dagli spettacoli dal vivo. Ci gratifica il fatto che il tribunale abbia concordato con la posizione di BMI secondo cui la musica creata da autori e compositori è la spina dorsale dell'industria del live, e dovrebbe essere valutata di conseguenza”. Pur non avendo accolto in toto le richieste della Broadcast Music Incorporated - la revoca dello sconto del 10% ottenuto dai promoter sulla licenza per l’utilizzo del catalogo amministrato e l’estensione della base di entrate anche alla raccolta pubblicitaria, la sentenza è stata ovviamente criticata dalla filiera della musica dal vivo. Mentre per Live Nation il provvedimento “costerà agli artisti coi quali lavoriamo circa 15 milioni di dollari l’anno”, per l’associazione di categoria dei promoter americani, la North American Concert Promoters Association, si è limitata a un no comment, felicitandosi tuttavia per il rigetto delle altre istanze presentate da BMI, definite dalla NACPA “irragionevoli”. In precedenza il rapporto tra BMI e industria della musica dal vivo era regolato da un licenza provvisoria concessa nel 1998 e rinnovata fino a metà 2013. Secondo osservatori statunitensi la nuova sentenza, i cui effetti saranno retroattivi a partire dal 2018, potrebbe aprire un nuovo negoziato per una licenza valida fino al 2027, per la quale BMI avrebbe già presentato una bozza di accordo al momento non divulgata.