25.519.770 di download: così sentenzia la statistica di Luminate, che ha registrato il record contro-tendenza messo a segno da Beatport, che oggi merita il titolo di l'isola felice della musica scaricata alla vecchia maniera anzichè fruita in streaming. E' una cifra già ragguardevole di per sè che però, forse, impressiona ulteriormente per il peso relativo che acquisisce nel contesto attuale: equivale infatti a circa il 12% di tutti i brani scaricati nel mondo nell'intero 2022, un anno in cui i download hanno messo a segno un rumoroso -43,75% (IFPI dixit). Invece Beatport realizza un +35% anno su anno, alimentando un tasso di crescita continuativo che le ha fruttato un fatturato di circa $ 33 milioni - il prezzo medio del download è di $ 1,29. Come mai? Il portale di musica dance - che di recente ha acquisito la maggioranza dell'International Music Summit e che è da tempo attivo anche nel mondo delle criptovalute e degli NFT - serve una nicchia, quella dei DJ, una categoria di utenti disposti a pagare un premio rispetto al prezzo corrente (e obsoleto) dei download, perchè su Beatport scaricano file in alta qualità che poi utilizzano per i loro DJ set. Una nicchia preziosa che, probabilmente, rivela e racconta la storia di una reinterpretazione di un modello di business in declino che, in questo caso, può acquisire nuova linfa all'interno di una formula originale al cui interno lo streaming rappresenta mainstream e consumo e i download resistono soprattutto come modalità di servizio. E su Beatport streaming e download non sono alternativi, ma complementari: la piattaforma ha visto crescere il volume d'affari del primo del 60%, dimostrando che la specializzazione di genere rende (qualcosa di analogo accade per la classica) e che appassionati e DJ caricano per guadagnare (con le royalties retrocesse) e scaricano per lavorare (con i DJ set dal vivo).