La casa discografica capitanata da Doug Morris ha chiuso i primi sei mesi dell’esercizio finanziario 2005 con un balzo del 178 % negli utili operativi (142 milioni di euro) grazie ad un cocktail ben dosato tra dischi di successo, ricerca di nuove fonti di guadagno e rigoroso controllo dei costi di esercizio. Negli Stati Uniti Universal ha piazzato una bella sequenza di hit album cominciando da 50 Cent (4 milioni e mezzo di copie), Mariah Carey (3,4 milioni), Shania Twain (3,2 milioni) e Gwen Stefani (2,9 milioni) per proseguire con Killers, The Game, Black Eyed Peas, Kanye West e Jack Johnson. Ma, notano gli esperti di mercato, si è data anche da fare per inventarsi nuove voci di fatturato e per tagliare le spese, facendosi pagare dalle piattaforme Internet per la diffusione di video musicali on-demand e riducendo drasticamente il ricorso ad agenti e società esterne per promuovere i suoi dischi in radio e tv (anche in seguito al riemergere delle indagini sulle “payola”, vedi News). Nelle ultime settimane, poi, ha confermato la sua attuale propensione al risparmio annunciando di voler rinunciare alle informazioni sulle vendite fornite da SoundScan perché troppo costose (secondo voci ufficiose, la major – in virtù della sua posizione di leader di mercato – pagava circa 5 milioni di dollari all’anno per il servizio).