E’ arrivato da pochi giorni anche in Italia Dyson Zone, il dispositivo con quale Dyson ha compiuto il proprio ingresso nel mondo dell’audio di consumo. Frutto di anni di ricerca e sviluppo presso i laboratori della società britannica con quartier generale a Singapore, le cuffie - qui la scheda tecnica nel dettaglio - hanno attirato l’attenzione di appassionati e addetti ai lavori grazie al proprio design innovativo, indispensabile per integrare in un unico prodotto le soluzioni di purificazione dell’aria e riproduzione audio. Al di là dell’hype e della curiosità per un device a oggi unico nel suo genere, cosa offre - dal punto di vista prettamente musicale - Dyson Zone? Il tentativo è stato quello di accostarsi al prodotto lasciando a margine gli aspetti riguardanti l’estetica e la funzione di purificazione dell’aria, per concentrarsi esclusivamente sul suono e sulla musica. Ed è andato così… Il concetto E’ definito dal nome stesso. Dyson Zone avvolge in una zona di comfort, ha un atteggiamento esclusivo e protettivo, in tutti i sensi. Dal punto di vista audio non è il tipo di cuffia da usare quando si va in bicicletta o si è costretti ad attraversare strade trafficate: con cuscinetti che non hanno nulla da invidiare ai modelli da studio - associati al sofisticatissimo ed efficace sistema di soppressione del rumore - Zone chiude il mondo fuori, con tutti i pro e i contro del caso. La scommessa - vinta - è quella di portare l’esperienza di ascolto di qualità casalinga in mezzo a un vagone della metropolitana o in un gate aeroportuale affollato di liceali in partenza per una vacanza alle Baleari. La dotazione Custodia rigida foderata, sacche di raso per cuffie e filtro dell’aria (per il quale sono disponibili i ricambi da inserire nelle cuffie stesse), tracolla e cavi ricoperti di tessuto: Zone è pronta a soddisfare gli appassionati di unboxing più esigenti, ma il dettaglio che la dice più lunga sulla levatura audio del dispositivo è il cavo mini-jack stereo / usb C, grazie al quale è possibile collegare le cuffie a un impianto stereo tradizionale. Non è un dettaglio di poco conto: invece di giocare solo sul campo del bluetooth (e quindi alla situazione di ascolto il mobilità più diffusa, ovvero streaming da cellulare) Zone accetta la sfida di stereo, vinili, CD e lettori HD, confrontandosi con standard qualitativi più alti di quelli imposti al grande pubblico dai DSP. E data la peculiarità del prodotto, ha perfettamente senso. L’ascolto Zone è tutt’altro che una cuffia neutra, quindi impostare la prova su strada - pardon, su stereo - smanettando sui fader per spingere le frequenze agli estremi ha senso solo relativamente: l’impronta sonora data al prodotto è ben precisa non riguarda determinate bande - l’equalizzatore, quindi, può essere lasciato flat senza problemi - ma la definizione del suono su tutti i livelli. La prima impressione che si ha, riproducendo brani che si conoscono molto con Zone a un volume decoroso - più alto di quello, pure impostabile, che vi permette di sostenere una conversazione senza togliere le cuffie - è di scoprire particolari mai sentiti prima, come armonici, dettagli ambientali e risonanze sulle percussioni, consistenza di distorsioni e anche piccole imperfezioni. Non è questione di volume o di frequenza, ma - appunto - di definizione. La peculiarità della firma sonora data a Zone si apprezza al meglio con incisioni pre-loudness war, quando ancora le compressioni non costringevano le dinamiche a sacrificarsi sull’altare del 0 db. L’esperienza di ascolto - in questo caso - si avvicina quanto mai all’originale, sorprendendo l’ascoltatore medio moderno (quello, genericamente, abituato a incisioni post anni Ottanta) con una resa estremamente definita e consistente, a livello sonoro, ma in nessun modo dopata. Le cuffie da ZTL Al di là dell’ingombro e del peso (600 grammi abbondanti, al netto del purificatore d’aria: ma nei processi di riproduzione audio le dimensioni - piaccia o meno - contano) è chiaro come Dyson Zone - dato anche il prezzo - non sia un prodotto di massa, ma destinato a un profilo di clientela ben precisa: con un tenore di vita per lo meno discreto, colto, molto appassionato di musica, residente e occupato in un grande centro urbano di un paese economicamente avanzato. Tuttavia, nonostante l’esclusività, il modello con quale Dyson ha debuttato nel mercato dell’audio offre uno spunto di riflessione importante che interessa non solo chi produce dispositivi, ma anche - e soprattutto - i DSP: al di là della concorrenza nelle offerte tra piattaforme, l’innalzamento degli standard qualitativi relativi ai cataloghi della piattaforme potrebbe rappresentare davvero una svolta nella fruizione musicale, almeno per una fetta di pubblico. In una prospettiva del genere, prodotti come Zone e le sue eventuali evoluzioni potrebbero diventare cruciali nell’apertura di una nuova, importante pagina del consumo di musica digitale. Dyson Zone è stata provata, tra le altre canzoni, con: “The Dark End of the Street”, Cat Power “To Ohio”, Low Anthem “Kids Are United!”, Atari Teenage Riot “Twift Shoeblade”, Mouse on Mars “Bird In Hand”, Lee Scratch Perry & The Upsetters “2Kindsa Love”, Jon Spencer Blues Explosion “Since I've Laid My Burden Down”, Mississippi John Hurt “Echoes”, Pink Floyd “Atmosphères”, György Ligeti (da “Wien Modern”, Claudio Abbado / Wiener Philarmoniker / Wiener Jeunesse Chor) “The Ascension”, Glenn Branca “Alright”, Kendrick Lamar “Oxford Town”, Bob Dylan “When the Levee Breaks” (Remaster) / “Heartbreaker”, Led Zeppelin “Ratafià”, Paolo Conte “From the Gut”, Husker Du “Blood Of Eden”, Peter Gabriel feat. Sinead O’Connor “Anemouhagh”, Tinariwen “Boppin’ the Blues”, Carl Perkins “It Must Be A Camel”, Frank Zappa “A Minute”, Shellac “Drop It Like It's Hot”, Snoop Dogg ft. Pharrell Williams “National Anthem” / “Idioteque”, Radiohead “Dear Prudence” (Remastered 2009), Beatles