Lo stadio se lo immaginano entrambi come una cameretta extralarge. E anche se in fondo sanno benissimo che esibirsi di fronte a migliaia di spettatori sarà diverso che farlo davanti allo specchio o dietro una tastiera collegata a un pc, sia a Gazzelle che a Riccardo Zanotti, il frontman dei Pinguini Tattici Nucleari, piace pensare di poter riprodurre in uno spazio come quello dello stadio un’atmosfera più intimista, personale: “Farò di tutto per cercare di trasformare quello stadio in un club grande, voglio che l'atmosfera sia intima. Il mio obiettivo è proprio questo, cercare di far diventare lo stadio un posto più piccolo, una piccola casa. Non posso fare lo stadio come I Guns n Roses, voglio farlo a modo mio, senza fuochi d'artificio, balletti, non voglio strafare, voglio mettere un microfono e cantare davanti alle persone con un enorme coro dall'inizio alla fine, siamo lì tutti e cantiamo insieme. Cioè deve essere un falò sulla spiaggia, però gigante”, dice Gazzelle. “La nostra storia nasce dai live. Nasce dal guardarsi negli occhi. Io credo che ci siano spazi da riempire in ogni epoca. Noi colmiamo uno spazio non frequentato a livello musicale. Fa sorridere, ma il pop mainstream che facciamo noi è una nicchia”, riflette invece il leader della band di “Giovani wannabe”. Gazzelle da un lato, i Pinguini Tattici Nucleari: è con il cantautore romano e con la band bergamasca che l’indie, dopo aver conquistato le classifiche ed essersi in qualche modo istituzionalizzato, si prepara ora a raggiungere il livello successivo. Conquistare gli stadi. Domani sera a inagurare sul palco dello Stadio Olimpico di Roma la nuova era della scena, che si è resa protagonista del ricambio generazionale del pop italiano di questi anni, ci penserà Gazzelle. Quando Vasco Rossi nel 1990 conquistò per la prima volta San Siro, esibendosi per 75 mila spettatori, aveva alle sue spalle la bellezza di nove album e hit inconfutabilmente riconosciute come tali come - solo per citarne alcune - “Albachiara”, “Vado al massimo”, “Bollicine”, “Vita spericolata”, “C’è chi dice no”. Ligabue, nel 1997, al momento di annunciare il suo primo stadio - San Siro, anche nel suo caso - aveva già spedito nei negozi bestseller come l’eponimo esordio “Ligabue”, “Lambrusco coltelli rose & pop corn”, “Sopravvissuti e sopravviventi”, “A che ora è la fine del mondo?” e “Buon compleanno Elvis”, che grazie a successi come “Balliamo sul mondo”, “Piccola stella senza cielo”, “Urlando contro il cielo” e “Certe notti” lo avevano reso un fenomeno intergenerazionale e interregionale. Gazzelle arriva all’audace appuntamento all’Olimpico, lo stadio della sua città, con quattro album che dal 2017 ad oggi lo hanno visto allontanarsi progressivamente dagli stereotipi sonori dell’itpop, l’ultimo dei quali, “Dentro”, è uscito nemmeno un mese prima dell’evento: canzoni come “Quella te”, “Non sei tu”, “Tutta la vita”, “Sopra”, “Vita paranoia” e “Destri” si sono prese le loro soddisfazioni altrove rispetto alle classifiche delle più suonate dalle radio, macinando sulle piattaforme di streaming quel numero sufficiente di ascolti che ha permesso a Flavio Pardini - è il vero nome del 33enne cantautore - di vincere 38 tra Dischi d’oro e di platino. “A Roma ho suonato in tutti i posti che esistono e quindi a un certo punto ho detto, allora adesso voglio suonare allo stadio, sia per me, perché è un sogno che si realizza, ma sia anche per i fan, per offrire loro uno spettacolo diverso per vedermi cantare in un altro posto - dice lui, che attende 50 mila spettatori - ho sempre lavorato senza fare cose più grosse di me, per questa cosa dello stadio un pochino mi sono anche allargato, ho avuto un po’ di coraggio, mi sono preso dei rischi però alla fine sta pagando”. Più organica la crescita dei Pinguini Tattici Nucleari. All’annnuncio della data dell’11 luglio 2023 allo Stadio San Siro di Milamo, lo scorso ottobre, hanno fatto subito seguito altri annunci, perché non sarebbe bastato uno stadio per replicare i numeri clamorosi - 240 mila biglietti staccati ai cancelli, tra il tour nei palasport e la serie di concerti estivi - registrati nel corso del 2022 dalla band composta, oltre che da Zanotti, anche da Elio Biffi (tastiere), Nicola Buttafuoco e Lorenzo Pasini (chitarre), Matteo Locati (batteria) e Simone Pagani (basso), tutti tra i 28 e i 32 anni. Per il tour che partirà il 7 luglio dal Parco San Giuliano di Mestre con la data zero e che poi vedrà i Pinguini Tattici Nucleari esibirsi allo Stadio San Siro di Milano (dove oltre la sera dell’11 si esibiranno anche quella del 12), allo Stadio Artemio Franchi di Firenze (15/7), allo Stadio Olimpico di Torino (19/7), allo Stadio Olimpico di Roma (23 e 24/7), allo Stadio San Nicola di Bari (27/7) e allo Stadio San Filippo di Messina (30/7), diventando di fatto i primi protagonisti del circuito indie a fare un tour negli stadi, sono stati venduti circa 500 mila biglietti. L’Ep “Ahia!” è in classifica da 130 settimane ed è ancora tra le prime quaranta posizioni. Uscito nel dicembre del 2020, il mini-album ad oggi ha totalizzato 4 Dischi di platino pari a 200 mila copie. “Fuori dall’hype”, il disco del 2019, poi tornato nei negozi all’inizio del 2020 in concomitanza con la partecipazione del gruppo al Festival di Sanremo con “Ringo Starr”, è invece in classifica da ben 217 settimane: in quattro anni ha vinto 4 Dischi di platino, pari a 200 mila copie. “Giovani Wannabe” e “Pastello bianco” sono in classifica tra i singoli rispettivamente da 53 e 91 settimane, con oltre 1 milioni di copie complessive e 11 Dischi di platino. Questa settimana i Pinguini - la cui ascesa se n’è fregata delle regole e degli schemi della discografia contemporanea nel modo in cui, più che puntare alle copertine delle playlist di tendenza su Spotify, Zanotti e soci hanno preferito assicurarsi slot di rilievo nelle programmazioni delle radio, un media tradizionale - hanno tra le prime cento posizioni altre tre hit: “Rubami la notte” alla #8, “Coca zero” alla #25 e “Ricordi” alla #55. “La nuova scena sta diventando a tutti gli effetti un’industria e noi ne facciamo parte. Conquistiamo posti che fino a qualche anno fa erano appannaggio esclusivo di pochi artisti, come il Festival di Sanremo. Ed è giusto così. Oggi la nuova scena si sta istituzionalizzando”, diceva nel febbraio del 2020 Riccardo Zanotti, poco prima che i Pinguini Tattici Nucleari - che qualche mese prima avevano già annunciato due date al Forum di Assago, andate sold out prima della kermesse - partissero dalla loro Bergamo direzione Sanremo, pronti a partecipare in gara al primo Festival dell’era Amadeus con “Ringo Starr”, che avrebbe cambiato la vita alla band. Se tre anni dopo quelle parole risuonano profetiche, è vero pure che quello dei Pinguini sembra essere destinato, almeno per ora, a rimanere un fenomeno isolato, numeri alla mano: “Quest’anno ho evitato San Siro, era occupato: c’erano troppe superstar”, ha detto, sarcastico, Vasco Rossi, dall’alto dei suoi 29 show nello stadio milanese, confrontati con chi fatica a farne uno pur di mettersi una medaglietta al collo. “Ogni artista ha il pubblico che si merita, io tengo il mio. Non contano i numeri… Ma le misure contano”. E se lo dice Vasco.