“Solo i creator umani possono candidarsi per essere presi in considerazione, nominati o vincere un Grammy Award”: con questa parola la Recording Academy, massima istituzione discografica americana - e organizzatrice dei premi più prestigiosi in ambito musicale organizzati negli Stati Uniti - ha chiuso parzialmente la porta alle opera realizzate con il contributo di soluzioni di intelligenza artificiale generativa. Le nuove linee guida sono state stilate alla luce dell’esplosione conosciuta dal fenomeno AI nel corso del 2023, e saranno applicate in vista della sessantaseiesima edizione della manifestazione, i cui dettagli in merito a data e venue devono essere ancora ufficializzati. Il principio che sta alla base della linea adottata dagli organizzatori dei premi è che “un'opera che non contiene paternità umana non è ammissibile in nessuna categoria”. L’intelligenza artificiale, in sostanza, non è bandita tour-court dal concorso: “Prenderemo in considerazione opere nelle quali sia presente una traccia vocale o delle parti strumentali realizzate con soluzioni di AI”, ha precisato Harvey Mason Jr, ceo della Recording Academy, “Tuttavia, nelle categorie riguardanti la composizione, l’autore principale deve essere umano. Lo stesso discorso vale per quelle dedicate alle performance: solo un artista umano può essere preso in considerazione per la vittoria”. “L'idea di essere colti alla sprovvista dal fenomeno dell’intelligenza artificiale e di non affrontarlo è inaccettabile”, ha concluso Mason: “Non sapere esattamente cosa significherà o cosa accadrà nei prossimi mesi e anni mi dà qualche pausa e qualche preoccupazione. Tuttavia, riconosco che senza dubbio interesserà l'industria musicale, la comunità artistica e la società in generale. Quindi dobbiamo iniziare a pensare cosa significherà per noi. Come possiamo cambiare per accoglierla nella nostra realtà? Come possiamo fissare limiti e standard? Sono molti i temi che devono essere affrontati in merito all'intelligenza artificiale per quanto riguarda il nostro settore”.
