30 concerti in tre location: dallo storico ippodromo della Capannelle all’Auditorium, al Circo Massimo, dove il 5 agosto arriveranno gli Imagine Dragons. In cartellone da Arctic Monkeys a Salmo, da Paul Weller a Lazza. Di qua sono passati Rolling Stones, Bruce Springsteen, David Gilmour, Roger Waters, Radiohead, Post Malone, e qui alcuni degli artisti italiani hanno tenuto i loro concerti maggiori, come Coez, che fece 30.000 persone nel 2018 (e tornerà quest’anno). Un curriculum che fa di Rock in Roma uno dei brand più forti dell’estate live italiana, non solo della capitale: “Molti artisti chiedono di venire a suonare qua”, sia per la storia, sia per il pubblico, sia per il contesto, con altri artisti e attori che vengono a vedere lo show" spiega Max Bucci, che con Sergio Giuliani, è fondatore e direttore artistico del Festival. Un festival che ha la parola "rock" nel nome, ma che è aperto ad ogni genere musicale: “Dal 2016, noi puntiamo anche sul mercato di rap e trap, una diversità musicale che è passata dai nostri palchi da 5000 persone e che negli anni prossimi vedremo negli stadi o al Circo Massimo”, spiega Bucci: così oltre a nomi classici quest’anno si sono già esibiti Geolier (20.000 persone) e Lazza, più avanti arriveranno Sfera Ebbasta con Shiva, in mezzo a Manuel Agnelli e ai Candlemass. Bucci cita più volte come esempio di riferimento il Rock In Rio - altre economie e presenza di sponsor, rispetto all’Italia, spiega, ma un percorso analogo: “Già alla fine degli anni ’90 anche il Rock In Rio ha iniziato ad ospitare nomi di altri generi, che non sono allineati sulla matrice rock del nome. Noi l’abbiamo fatto per lo stesso motivo: dopo che avere ospitato Metallica, Iron Maiden, Green Day, Red Hot Chili Peppers, abbiamo allargato a Robbie Williams, al pop latino. Noi lavoriamo su quello che vive nel mercato: la musica cambia. Caparezza è molto più rock di tanti altri artisti, anche se è una polemica che vivo quotidianamente”, racconta. Rock in Roma nasce nel 2009 dall’esperienza di The Base - promoter locale di riferimento per la capitale per le grandi agenzie: “Tuttora ho 30 concerti al Festival ma altri 47, da Vasco ai Depeche Mode, con The Base: già nel 2009 lavoravamo con il 90% delle agenzie di produzione e management italiani, e anche con gli artisti internazionali”, spiega. Nasce con la scelta prima delle Capannelle (“con piacere abbiamo visto la diffusione degli ippodromi per concerti in Italia”), poi l’allargamento in altre parti della città, con il Circo Massimo e l’Auditorio. Bucci usa la definizione “Festival diffuso” spiegandola così: “La diffusione nasce per la voglia di ampliare ad artisti anche più mainstream, che hanno un pubblico anche da 50-70mila persone al Circo Massimo - mentre l’Ippodromo è settato ai 35mila. Da lì poi, anche visti i rapporti con la città e l’Auditorium, anche altri spin-off italiani. Rock in Roma è un format particolare e diffuso in tutti i quadranti della città, da nord a sud”, spiega "per coprire un territorio urbano la cui vastità è unica in Italia". Anche la parola “Festival” non è casuale: “Abbiamo pensato a questo format, che altri chiamano rassegna ma per noi non lo è. Non è un festival di stampo tradizionale perché ci fa arrivare a tanti pubblici diversi”. Ma la stessa idea è in trasformazione, secondo Bucci: “Molti nomi eccellenti hanno capito che la formula del festival, una macchina messa in piedi per pochi giorni, è antieconomica anche se fai sold out. Gli artisti non costano poco, le sponsorizzazioni hanno budget diversi. Noi abbiamo pensato a questa formula estesa che vedo attuata da molti festival, cioè quella di spalmarsi su un periodo più lungo. Non dico che l’abbiamo anticipata, ma abbiamo intuito il cambiamento”. Completano il formato anche un lavoro sulla sostenibilità (“abbiamo fatto settori con pannelli solari, incentiviamo a non venire con l’auto, puntando su treni con un accordo con Trenitalia”) ma anche inclusione, ospitando il party del Roma Pride: “Questi eventi non sono economicamente importanti, ma fanno capire che a Rock in Roma la fruizione della musica è senza discriminazione”.