Non è solo un fenomeno legato ai mercati anglofoni il boom delle sincronizzazioni, ovvero l'utilizzo di musica registrata in produzioni audiovisive come serie TV, lungometraggi o spot: anche il Italia il comparto, in passato considerato secondario rispetto allo streaming o ai prodotti fisici, sta facendo registrare una crescita record. A raccontarlo sono gli ultimi dati comunicati dalla Federazione Industria Musicale Italiana riferiti al 2022: rispetto ai 10,36 milioni di euro registrati nel corso dell'anno precedente, le operazioni di sincronizzazione - nel nostro Paese - hanno fruttato agli aventi diritto 13,106 milioni di euro, con un incremento su base annua del 26,5%. La crescita a doppia cifra è la più alta indicata dal report, che pure fotografa in comparto in ottima salute e in piena espansione. Mentre prosegue la flessione dei formati fisici (-2,2%, a 54,1 milioni di euro), il segmento digitale - che include la fruizione in streaming sia a pagamento che freemium, oltre che al download - ha fatto segnare una crescita pari al 17,2%, ovvero di 9 punti percentuali inferiore a quella delle sincronizzazioni, con un ricavo complessivo pari a poco meno di 253 milioni di euro.