Tra gli scorsi mesi di gennaio e giugno il mercato musicale italiano ha registrato una crescita su base annua del 14,2%, con un fatturato pari a oltre 175 milioni di euro: a certificarlo sono i dati Deloitte diffusi nella mattinata di oggi, martedì 29 agosto, da FIMI - Federazione Industria Musicale Italiana. Non sorprende che a trainare la crescita sia il digitale, che oggi rappresenta - da solo - l’84% del mercato nazionale: lo streaming, in particolare, ha contribuito al bilancio complessivo con 139 milioni di euro, segnando una crescita del 16%, che sale al 18,2% restringendo il quadro ai soli abbonamenti a pagamento. La modalità di fruizione di contenuti musicali freemium - ovvero supportata dalla pubblicità - è cresciuta del 22,9%, mentre una lieve flessione - pari a mezzo punto percentuale - si è segnalata nei ricavi da video streaming. Tiene anche il segmento del fisico, che nel primo semestre di quest’anno ha occupato una quota di mercato pari al 16% crescendo su base annua del 9,4%: nello specifico, la performance migliore è stata fatta segnare dal vinile, le cui vendite - rispetto allo stesso periodo dello scorso anno - sono salite del 14,3%, incalzato dal CD, che dal segno negativo del 2022 è passato, alla fine del passato mese di giugno, a registrare una crescita del 5,3%. Unica voce in controtendenza, rispetto all'andamento generale, sono le sincronizzazioni, segmento che lo scorso anno aveva fatto segnare una prestazione record con una crescita su base annua del 26,5%: alla fine dello scorso giugno i ricavi generati dall'utilizzo di opere musicali in produzioni audiovisive si sono rivelati sostanzialmente piatti, iscrivendo a bilancio una lieve flessione - pari a 0,8 punti percentuali - nelle entrate, fermatesi a 6,4 milioni di euro rispetto ai 6,5 dello scorso anno. Degli oltre 175 milioni generati dal mercato della musica registrata italiana 8 sono da attribuire al Bonus Cultura 18app, la forma di sostegno ai neo-maggiorenni rimodulata - a partire dal 2024, e non senza polemiche - in Carta Cultura Giovani e Carta Merito. “Questi risultati positivi praticamente in tutti i segmenti si sono verificati nonostante una complessa fase economica che ha attraversato il Paese”, ha commentato il ceo di FIMI Enzo Mazza: “La crescita degli abbonamenti è costante, i ricavi sul fronte ad-supported sono in aumento e le performance delle pubblicazioni della prima parte dell’anno sono state molto positive, confermando il ruolo centrale della musica nell’alveo dei consumi di intrattenimento”. I dati espressi dal settore in Italia alla chiusura del primo semestre 2023 sono coerenti con quelli riferiti dalle tre principali entità discografiche multinazionali - Universal Music Group, Sony Music Entertainment e Warner Music Group - operanti a livello globale: le big three, tra gli scorsi gennaio e giugno, hanno generato un fatturato aggregato - che include anche quello ascrivibile alle relative divisioni editoriali - pari a 12,99 miliardi di dollari, in crescita del 7,6% su base annua, con lo streaming - da solo - responsabile di ricavi per 6,91 miliardi di dollari, in crescita su base annua del 7%. Paragonato al maggiore mercato musicale dell’Europa continentale, quello tedesco, il settore della musica registrata tricolore alla fine del primo semestre 2023 ha fatto registrare un tasso di crescita quasi doppio a quello comunicato, alla fine dello scorso luglio, dalla Bundesverband Musikindustrie (+6,6%): in Germania - dove pure l’industria di settore può contare su un volume d’affari decisamente superiore, pari a oltre un miliardo di euro - lo streaming ha fatto segnare una crescita pari al 9,7% (contro il 16% in Italia), con il segmento del fisico lievemente in flessione (-0,8% su base annua, contro il +9,4% italiano).