Pluggers è un megafono per voci diverse. È una macchina creativa che lotta per gli spazi di chi ha qualche cosa da dire e non è replicabile. Di chi è fuori da certi circuiti, ma vuole essere rilevante perché può ambire a esserlo. Dalla pluralità, infatti, nasce la ricchezza culturale perché banalmente senza progetti “alternativi” non c’è crescita in nessun campo artistico. Voci alternative Lo spiega con una metafora efficace Oliver Dawson, fondatore dell’etichetta, che fa anche da management e ufficio stampa, nata cinque anni fa: “Per me la musica è come lo Yin e Yang cinese: nel mainstream c’è una punta di mondo alternativo e viceversa. La contaminazione fra questi linguaggi è fondamentale per l’evoluzione. Ma se quel mondo ‘diverso’ non ha i mezzi e i modi per farsi sentire, nulla cambierà e lo scambio crollerà, portando a galla solo l’omologazione. Nel Regno Unito gli Sleaford Mods aprono per i Blur, sono supportati dai media e hanno spalancato i recinti a nuove e grandi influenze punk. Un po’ come successe all’indie di Calcutta, Frah Quintale e Coez: la loro spinta dal basso influenzò anche il mainstream”. Una pausa. E poi un altro esempio concreto: “Salmo è emerso grazie a YouTube, Massimo Pericolo con la sua ‘7 miliardi’ anche. Ma oggi che YouTube non ha più fra le sue priorità la musica, le voci diverse come fanno a farsi notare? Non posso e non voglio pensare che si debba per forza ricorrere solo ai balletti su TikTok. Io vedo sempre meno spazio per chi non è allineato, è necessaria maggiore libertà”. Pluggers lavora per cercare di offrirla: il primo dicembre, come annunciato, uscirà proprio il nuovo disco di Massimo Pericolo, l’artista di punta dell’etichetta. Ma i progetti in pentola sono tanti. I nomi più caldi “Il disco di Massimo Pericolo sarà maturo e molto vario, non c’è una canzone uguale all’altra – anticipa Dawson – BigMama, dopo l’ottimo riscontro al Festival di Sanremo, questo venerdì (29 settembre) pubblicherà il nuovo singolo ‘Bloody Mary’ e crediamo che sia un nuovo step per allargare sempre di più il pubblico. Anna and Vulkan è una nuova artista che abbiamo firmato, lei è di Napoli, ma lavora a Vienna. Scrive canzoni ed è anche illustratrice. Fa pezzi con una leggerezza che non va contaminata”. Non è finita: “Prosegue inoltre il progetto FuckPop, con cui abbiamo radunato ottanta artisti per scrivere una canzone. Ne è uscito un collettivo di venti giovani che si sentono tutti i giorni da diverse parti d’Italia e fanno musica – continua Dawson - da qui muovono i primi passi i solisti Faax e 5070, altri due nomi in cui crediamo. Il cerchio si chiude con altre due proposte: Ganzo, che sta crescendo tantissimo a livello di scrittura, e Iside, gruppo di Bergamo molto valido e di cui lanceremo il tour. Porteremo avanti anche la nostra collaborazione con Don Said e con la sua etichetta Pulp di Catania”. Pianificazione e istinto Che cosa lega tutti questi nomi? “Non sono replicabili – sorride Dawson – fanno musica secondo un loro preciso modo. Il nostro compito è quello di difendere quel modo, di permettere loro di mantenere intatta quella visione, crescendo. Ecco, questo è importante: ogni artista con cui lavoriamo cerchiamo di portarlo a un livello successivo, ma per noi è fondamentale che non abbiano vincoli creativi”. Pluggers non è nata per fare “la rivoluzione”, anche se fattivamente è una realtà unica e diversa dalle altre. “Pluggers nasce come casa editrice, fu mia madre (Francesca Trainini, ndr), attuale vicepresidente del consiglio di sorveglianza di Siae, a costringermi a crearla (ride, ndr), visto che stavo lavorando su una quantità incredibile di brani", ammette. "Io non ho mai pensato ‘arriviamo noi e cambiamo la musica’. Pluggers si è fatta strada pianificando, ma anche seguendo l’istinto. Io ho voluto Pluggers perché sento un debito nei confronti della musica che mi ha cresciuto e che amo. Ho sempre pensato che esistano ‘altre voci’ e che queste vadano ascoltate. Magari non finiranno in cima alle classifiche, ma possono aiutare le persone, offrendo nuovi punti di vista". "Mi ricordo che feci ascoltare ‘7miliardi’ di Massimo Pericolo a un a&r di una major che non batté ciglio. Nessuno lo avrebbe messo sotto contratto ai tempi, noi ci abbiamo creduto e credo che anche lui ce lo riconosca”. E qui si torna al punto cruciale. “Per noi al centro di tutto il lavoro, come detto, c’è la libertà – conclude Dawson – un concetto che si traduce nella possibilità di scelta dell’ascoltatore tra più proposte diverse e in quella dell’artista di potersi esprimere”.