“Una società di entertainment a tutto campo, e non più soltanto una casa discografica”. Il presente, e soprattutto il futuro prossimo, della major numero uno al mondo è questo, almeno nelle intenzioni del presidente Doug Morris e del suo team, che dei loro programmi hanno voluto rendere partecipi investitori e analisti finanziari organizzando, nei giorni scorsi, una conference call internazionale. <br> Non solo Cd e Dvd, dunque, ormai in caduta libera ovunque, ma anche pubblicità, merchandising, accordi con nuovi partner distributivi: come la società telefonica Motorola, che al catalogo della Universal (e di altre case discografiche) attingerà per un nuovo servizio wireless ad alta velocità battezzato iRadio che promette centinaia di canali musicali accessibili ovunque, a casa, in auto e mentre si passeggia per strada. Oltre che sul downloading a pagamento e sulla telefonia mobile, terreni su cui tutte le major battono ormai con insistenza, Universal punta molto sul recupero di investimenti dai video musicali (vedi News), finora considerati alla stregua di veicoli promozionali gratuiti per le emittenti televisive: incassando adeguate royalty dai servizi video on-demand offerti su Internet e sulle pay Tv (accordi in questo senso sono già stati firmati con Yahoo!, Msn di Microsoft e AOL), Morris e i suoi sperano di accaparrarsi una fetta di un ricco mercato pubblicitario che negli Stati Uniti vale oggi intorno ai 300 miliardi di dollari. Altri accordi di partnership commerciale, hanno aggiunto i dirigenti Universal senza entrare in ulteriori dettagli, potranno anche permettere alla casa discografica di approfittare della domanda crescente di musica gratuita che arriva dai consumatori e dal mercato (nei casi sempre più frequenti in cui le canzoni pop e rock diventano un espediente per vendere qualcos’altro: iPod, telefonini, computer, abbonamenti ai canali tv e così via). Non solo: nei programmi imminenti della major ci sono la vendita di linee di abbigliamento e di cosmetici legati all’immagine di artisti di successo e la produzione di programmi televisivi come la “biopic” “Get rich or die tryin’” che ha per protagonista il rapper 50 Cent. “Il nostro nuovo business consiste nel creare personaggi e marchi di successo a livello globale”, ha spiegato Morris. “Per questo motivo stiamo iniziando ad espandere le relazioni con i nostri artisti e a dividere con loro le molteplici fonti di guadagno che derivano dalla loro popolarità”. In questo non sono soli: anche la EMI, come dimostrano i contratti con Robbie Williams e con i Korn (vedi News), si è già incamminata sulla stessa strada.