Corsi di djing rivolta ai più piccoli, addirittura agli under 10. Succede a Sound Faktory, l’hub milanese della superstar italiana della consolle Joe T. Vannelli. Inaugurato nel 2019, lo spazio offre corsi da producer - dedicati agli over 14 - e di mixing in digitale e in vinile, molto popolari tra i più giovani. Talmente popolari da aver convinto i gestori dell’attività ad attivare un corso - Dj Kids - dedicato espressamente alle fasce di età 8/10 anni e 11/14 anni, con 30 lezioni suddivise in tre trimestri da dieci lezioni in partenza il 12 ottobre. “Durante la scorsa edizione sono stati i bambini stessi, o meglio i loro genitori, a chiedere di essere presi in considerazione come alunni della scuola, e il risultato che questi bambini riescono a portare a casa in poche settimane è sbalorditivo”, spiega lo stesso Vannelli: “Sono molto ricettivi, hanno grande dimestichezza con l’attrezzatura digitale e sono interessati ad imparare anche il mixaggio in vinile. Certamente devono essere molto motivati, sentire da soli questa esigenza, senza farsi condizionare troppo dagli adulti: devo dire che fino ad oggi i bambini che partecipano ai nostri corsi sono più seri e più determinati di molti adulti”. “Al momento abbiamo molte richieste da tutta Italia per maschietti da 7-8 anni, mentre per le femmine l’interesse nasce più verso i 12 anni”, prosegue Vannelli: “I genitori hanno certamente ambizioni e desideri verso i loro figli, come ad esempio è stato per me anni fa con i miei due figli, che hanno imparato a mixare in vinile (perché all’epoca il digitale non esisteva) e hanno proseguito con una carriera attuale da Dj, oppure per il mio terzo figlio, JJ, che a 8 anni mixa e sa stare in consolle intrattenendo il pubblico con la sua musica e con la sua semplicità, senza troppe costruzioni o senza voler emulare i grandi, semplicemente con il suo approccio pulito ed entusiasta verso questo mondo. Da genitore lo stimolo ad ascoltare e conoscere tutta la musica, ma non voglio forzarlo: l’esigenza di mettere musica e fare il Dj lo devi sentire dentro, lo devi fare, prima di tutto, per amore verso la musica e con grande rispetto verso questo mestiere”. Fondamentale, secondo Vannelli, è assecondare l’entusiasmo dei giovani allievi senza - ovviamente - forzare la mano. Certamente il fenomeno dei bambini DJ - perché di fenomeno si tratta - sta prendendo piede in maniera evidente”, racconta: “La pandemia, probabilmente, ha avuto un ruolo in tutto ciò: molti bambini e ragazzi, così come tanti adulti, durante il lockdown hanno intrapreso questo percorso di avvicinamento o riavvicinamento alla consolle. Percorso che non so dove potrebbe sfociare: l’unica certezza è che stiamo parlando di bambini con dei sogni, non di un mercato fatto di numeri, forzature o eccessi”. L’Italia, a livello internazionale, è storicamente una delle principali “scuole” a livello mondiale in ambito dance. In tempi recenti nomi come quelli di Alan Walker, Martin Garrix, Kygo e il compianto Avicii hanno portato alla ribalta star della consolle diventate estremamente popolari già giovanissime. “La musica dance italiana ha sempre avuto un ruolo nella scena mondiale, a partire dalla Italodisco per proseguire con la House degli anni ’90”, conclude Vannelli: “Avicii è stato schiacciato dal sistema, forse perché avendo avuto successo da molto giovane ha avuto difficoltà a saperlo gestire. Altri hanno raggiunto livelli importanti e continuano a portare novità e passione in questo settore. I bambini e i ragazzi italiani crescono ascoltando Dj stranieri, spesso ignorando l’importanza che noi pionieri del mestiere abbiamo avuto, come italiani, sulla scena mondiale, e di come siamo stati capaci di influenzare la musica dell’epoca, oggi è tornata popolare in maniera preponderante. E’ importante avviare alla musica le nuove generazioni, ma anche al saper gestire e cavalcare questo mondo complesso costellato di superstar della consolle, di grandi numeri, di effetti spettacolari e di molte insidie nascoste”.