I siti e le app che grazie all’intelligenza artificiale generativa “clonano” le voci di artisti famosi - come, per esempio, YourArtist.AI - potrebbero finire nella migliore delle ipotesi attenzionati dall’United States Trade Representative, l’autorità americana che regola le attività commerciali: la Recording Industry Association of America, associazione che rappresenta l’industria discografica statunitense, ha infatti inserito il voice cloning tra le realtà da tenere sotto controllo per evitare fenomeni di pirateria e violazione di proprietà intellettuale. Accanto a siti di stream ripping (che permettono di “registrare”, sotto forma di mp3 o mpg, contenuti audio o video erogati in origine in streaming), i cyberlocker che offrono in download non autorizzato opere coperte da copyright e piattaforme di streaming illegali, la RIAA ha inserito la soluzione AI che rischia di rendere endemici deep fake come "Heart on My Sleeve", l’ormai arcinoto falso duetto tra Drake e The Weeknd. “Il 2023 ha conosciuto un'esplosione di servizi di voice cloning non autorizzati, che violano non solo i diritti degli artisti le cui voci vengono clonate, ma anche i diritti di coloro che possiedono le registrazioni audio usate come base nelle tracce clonate”, ha spiegato - in una nota - la RIAA: “Questo fenomeno ha portato a un'esplosione di opere non autorizzate generate utilizzando le incisioni di proprietà dei nostri associati che danneggiano gli artisti ‘clonati’ dall’intelligenza artificiale e i titolari dei diritti d'autore”. A titolo di esempio la RIAA ha citato Voicify.ai, servizio del tutto analogo a YourArtist.AI che sovrappone a basi di canzoni già esistenti le voci (ovviamente clonate) di - tra gli altri - Michael Jackson, Justin Bieber, Ariana Grande, Taylor Swift, Elvis Presley, Eminem, Adele e Ed Sheeran: per dare l’idea dell’impatto di realtà del genere sul mercato musicale globale, la Recording Industry Association of America stima che dall’inizio dell’anno Voicify.ai stia stato utilizzato da oltre 8 milioni di utenti. Dopo aver costretto l’AI Hub di Discord alla chiusura, la RIAA ha spostato l’attenzione su quello che al momento pare essere uno dei temi più caldi e discussi nel dibattito che ruota intorno alla musica e all’intelligenza artificiale. Che la rappresentanza ufficiale dell’industria discografica americana abbia preso una posizione così netta lascia immaginare che il tema delle licenze per le emulazioni vocali, dietro le quinte, sia trattato con tutte le cautele del caso. Eccezion fatta per Grimes, non si ha notizia, al momento, di artisti di profilo internazionale intenzionati a rendere “legali” - ovviamente non gratis - i propri deep fake. Lo scorso agosto il Financial Times riportò di una trattativa tra Universal Music e Google per la cessione di licenze esplicitamente concepite per regolare lo sfruttamento di melodie e voci di artisti per brani generati dall'AI: da allora, tuttavia, al proposito non si sono registrati aggiornamenti.