Nel terzo trimestre del 2023 gli utenti attivi mensili di Spotify sono cresciuti del 26% su base, attestandosi a quota 574 milioni a livello globale: con un incremento di due milioni di unità rispetto all’ultimo rilevamento, il dato rappresenta il secondo massimo storico relativo al parametro mai registrato dall’azienda svedese. Tra gli scorsi luglio e settembre la piattaforma ha visto crescere i propri abbonati del 16% a quota 226 milioni: particolarmente positivo è il dato riferito agli abbonamenti netti, arrivati a quota 6 milioni, quattro in più rispetto alle previsioni fornite dagli analisti dell’azienda. Migliori degli outlook si sono rivelati anche i ricavi totali, cresciuti dell’11% a quota 3,4 miliardi di euro: la buona performance finanziaria si è riverberata anche sul margine lordo, attestatosi al 26,4%, “in linea con il miglioramento del business dei podcast e la crescita dell'attività del marketplace”, e l’utile operativo, a quota 32 milioni di euro, “grazie a un margine lordo più elevato e a costi del personale e di marketing inferiori rispetto a quanto previsto”. Nella nota di riepilogo presentata agli investitori Spotify ha spiegato di aver rilevato “un apporto lordo migliore del previsto nei mercati presso i quali sono stati introdotti aumenti nel prezzo degli abbonamenti” e “una sovraperformance degli abbonati premium in tutte le regioni, soprattutto in Nord America e America Latina". “L'azienda ha prodotto ottimi risultati nel terzo trimestre, avendo tutti i nostri indicatori chiave superato le previsioni ed essendo tornata alla redditività”. “Il business del podcasting è diventato globale e molto più grande perché Spotify, oggi, fa parte dello stesso business”, ha spiegato il CFO Paul Vogel durante la conferenza sugli utili tenuta oggi, martedì 24 ottobre: “Pensiamo di poter ottenere lo stesso vantaggio dal lato degli audiolibri, il che sarà ottimo per gli autori e ottimo per i consumatori". Immediatamente dopo la comunicazione della trimestrale le azioni di Spotify sono salite del 10%: nel complesso, il valore dei titoli del DSP nel corso di quest’anno hanno più che raddoppiato il proprio valore, registrando una crescita del 112% a partire dal passato primo gennaio. Riguardo i “costi del personale inferiori alle previsioni”, Spotify aveva attuato alla fine dello scorso gennaio una profonda e dolorosa ristrutturazione costata il posto di lavoro a poco meno di 600 dipendenti della società a livello globale: “Come molti altri leader, speravo di sostenere il forte vento in poppa spirato durante la pandemia e credevo che il nostro ampio business globale e il minor rischio per l'impatto di un rallentamento del mercato pubblicitario ci avrebbero isolati”, aveva spiegato il fondatore e ceo di Spotify Daniel Ek annunciando i tagli al personale, “Col senno di poi, sono stato troppo ambizioso nell'investire nella crescita prima di realizzare ricavi. E me ne assumo tutte le responsabilità”.