Non erano minacce strategiche quelle indirizzate, all’inizio dello scorso ottobre, al governo di Montevideo. O, per lo meno, non lo sono più. Con una nota ufficiale Spotify ha annunciato il programma di abbandono del mercato uruguaiano che lo porterà a non essere più operativo nel paese sudamericano entro la fine del prossimo febbraio. Causa della drastica scelta è stata l’approvazione della legge finanziaria nella quale è stata incluso un testo - Rendición de Cuentas - che modifica le normative riguardanti la retribuzione dei titolari dei diritti, introducendo nuove forme di remunerazione che potrebbero gravare sulla gestione dell’attività della piattaforma. Il condizionale, va specificato, è d’obbligo, perché secondo i portavoce del DSP quello che manca - alle disposizioni votate dal parlamento - è proprio la chiarezza. Spotify, tuttavia, non ha intenzione di correre il rischio di vedere “la propria attività diventare insostenibile”: di qui la decisione chiudere le proprie attività nel paese. “Senza chiarezza sulle modifiche alle leggi sul copyright musicale incluse nella legge Rendición de Cuentas del 2023 – confermando che eventuali costi aggiuntivi sono a carico dei titolari dei diritti – Spotify purtroppo inizierà a eliminare gradualmente il suo servizio in Uruguay a partire dal 1° gennaio 2024, e completamente cessare il servizio entro febbraio, a scapito di artisti e appassionati”, ha fatto sapere la società svedese quotata a New York: “Spotify paga già quasi il 70% di ogni dollaro generato dalla musica alle etichette discografiche e agli editori che possiedono i diritti sulla musica e rappresentano e pagano artisti e cantautori. Qualsiasi pagamento aggiuntivo renderebbe la nostra attività insostenibile. Siamo orgogliosi di essere il loro principale motore di entrate, avendo contribuito fino ad oggi con oltre 40 miliardi di dollari. E grazie allo streaming, l’industria musicale in Uruguay è cresciuta del 20% solo nel 2022”. “Vogliamo continuare a dare agli artisti l’opportunità di connettersi con gli ascoltatori e ai fan uruguaiani l’opportunità di divertirsi e di trarre ispirazione dalla loro musica”, conclude la nota: “I cambiamenti che potrebbero costringere Spotify a pagare due volte per la stessa musica renderebbero insostenibile la nostra attività, e purtroppo non ci lascerebbero altra scelta se non quella di smettere di essere disponibili in Uruguay”.