Musica nei film e nelle serie tv: come monetizzare i diritti connessi? SCF, a fronte dell'esperienza che la colloca come collecting che maggiormente contribuisce alla distribuzione dei diritti connessi a favore dell'industria discografica, in occasione della Music Week, ha illustrato la nuova opportunità legata al recupero di musiche sincronizzate all'interno di opere filmiche. Nell'ambito del diritto d’autore, oltre ai diritti più propriamente appartenenti all'autore (cioè a colui che ha lo spunto creativo e lo estrinseca nell'opera dell'ingegno), esistono altri diritti che tutelano coloro che offrono l’opera alla fruizione del pubblico e sono anch’essi titolari di diritti patrimoniali e, in taluni casi, anche di diritti morali (artisti interpreti o esecutori): questi diritti, chiamati appunto diritti connessi (al diritto d’autore), sono ad esempio i diritti di produzione fonografica, di produzione cinematografica, di emissione radiofonica e televisiva. Si è partiti dalla definizione di opera filmica. “È un’opera collettiva – sottolinea Guido Dall'Oglio di Amuse – formata da un parlato, da musica, da effetti, da un racconto. È chiaro che se su una determinata scena d’amore, per renderla al massimo, ci deve essere una specifica musica, quella musica può e deve essere monetizzata e scattano dei diritti”. Su questo interviene Carlo Tinuper di SCF: “I diritti connessi si affiancano al diritto d’autore: siamo arrivati a 50 milioni di euro, è la seconda voce di ricavo dell’industria dopo lo streaming. Il riutilizzo è un tema centrale che apre a nuovi ricavi. Il futuro è la creazione di un database per tenere conto di tutte le sincronizzazioni”. Claudio Buja, presidente di Universal Music Publishing entra nel campo del diritto connesso: “Il diritto connesso nel cinema spetta al produttore, esercita il diritto d’autore, ma anche quello connesso. Gli editori di colonne sonore succede che siano coinvolti in quest’ultimo”. Tutto si lega anche al cambiamento della figura del compositore: “Non solo concepisce la musica – dice Pivio – dialoga con il regista, con il montatore, con l’editore e con tutta una serie di supervisori. Il compositore deve tenere conto di tutto. E il compositore sa chi in ogni pezzo ha fatto cosa”. Prosegue e mette a fuoco il discorso Guido Dall'Oglio di Amuse: “Il 95% dei soggetti coinvolti nella realizzazione delle colonne sonore, oltre ai compositori, sono gli editori. È a loro che si guarda per i diritti connessi”.