Venerdì 24 novembre nell’ambito della Milano Music Week 2023 si è tenuto il panel "Disparità di genere nella musica: Equaly presenta i dati della prima ricerca in Italia" a cura di Francesca Michielin. All’incontro hanno partecipato: Angelica (artista); Francesca Barone (Co – founder Equaly e Music Supervisor); Rebecca Paraciani (ricercatrice in Sociologia); Daniele Demartini (CFO e HR Director Universal Music Italia) e Francesca Bubba (attivista e autrice); a moderare il dibattito è stata Martina Mozzati (Brand Manager Cosmopolitan). Francesca Barone: “Equaly è la prima realtà italiana ad occuparsi della parità di genere all’interno del music business italiano… Abbiamo capito che l’Italia, così come tutti gli altri Paesi, ha un proprio modo di essere sessista. Siamo una community di 760 professioniste dell’industria musicale, cerchiamo di fare rete non solo tra donne, ma con tutte le persone che si identificano in generi sottorappresentati. Equaly si occupa anche di formazione sia sui temi dell’industria musicale sia su quelli della consapevolezza". Durante l’incontro sono stati presentati i dati della prima ricerca - lanciata il 25 novembre del 2021 - sul fenomeno della violenza e delle molestie nei confronti delle lavoratrici della musica - condotta da Equaly; Barone ha spiegato: “Abbiamo fatto questa prima ricerca - un primo tentativo di dare una forma e dei confini alla situazione sulle molestie verso le donne all’interno dell’industria musicale italiana - con il lancio di un questionario ( 153 risposte l’incremento del 30% da quando abbiamo iniziato a presentarlo ad ottobre), in collaborazione con Rebecca Paraciani”. È emerso che l'83% delle rispondenti dichiara di essersi sentita discriminata almeno una volta; in particolare: il 73,9% delle partecipanti afferma di aver subito discriminazioni sulla base del genere e solo il 22,9% del campione non ha mai subito comportamenti violenti durante il proprio lavoro. Un altro dato è quello sulla partecipazione femminile nel mercato della musica pop tra il 2012 e il 2020 (dati Spotify): il 21,6% sono cantanti; il 12,6% sono compositrici e solo il 2,6% sono produttrici. Anche il festival di Sanremo non ha registrato percentuali alte di presenza femminile dal 1950 al 2021: cantanti in gara (27,9%); presentatrici (15,4%); direttrici artistiche (1,3%). Commentando questi risultati, Rebecca Paraciani ha dichiarati: “Non è un lavoro da uomini, ma per uomini. Spesso gli accordi vengono presi in luoghi atipici; per esempio: davanti a una birretta, durante una partita di calcetto. È molto difficile individuare situazioni che possiamo etichettare come violento all’interno di un ambiente lavorativo; ci siamo chieste cosa può succedere se anche il luogo di lavoro è atipico, difficilmente inquadrabile sia a livello di spazi che di contratti". I comportamenti violenti riguardano la violenza psicologica (oltre il 30%), psicologica ed economica (20%), economica (circa il 10%), psicologica e fisica (circa il 5%) e fisica (circa il 5%). Il 46,3% di chi dichiara di aver subito una violenza sostiene che a metterla in atto sia stata una persona che ricopre una posizione lavorativa gerarchicamente superiore; a seguire il collega e il cliente. Daniele Demartini è intervenuto con un esperienza personale e ha accennato alle iniziative adottare da Universal; Demartini ha messo in luce un’altra questione, ossia l’educazione: “Vorrei che emergesse il problema dell’educazione, la genesi della discriminazione. Universal ha avuto bisogno di un programma di ‘Inclusion’; io mi sono posto il problema su come farlo in Italia: iniziamo con un percorso di educazione, avvicinandoci alle persone nuove che entrano a far parte dell’azienda su temi come la percezione della violenza e con momenti di confronto e condivisione”. Francesca Bubba ha parlato delle condizioni delle madri e neomamme nel settore lavorativo, spiegando: “Nel 2020 ci sono stati 42 mila licenziamenti, il 77% dei quali ai danni di neomamme. Il 30% delle madri abbandona la propria occupazione dopo il parto e l’80% della cura è appannaggio materno. Questi dati sono legati da un visibile sistemico filo: la discriminazione e il gap di genere… La madre di oggi è multitasking, ma indossa ancora il grembiule da ‘angelo del focolare’ di qualche decennio fa. Nel mercato del lavoro una donna è vista come una ‘madre in potenza’, anche se non vuole figli. L’ISTAT, inoltre, ci dice che il 40% delle madri appena partorisce passa da un full time a un part time: questo genera un demansionamento. Lo stipendio delle madri viene recepito come di Serie B, volto a ricoprire le rette dell’asilo nido o baby-sitter, che rappresentano mansioni che lei non può svolgere se sceglie di continuare ancora a lavorare. Chiedete a una tour manager cosa se ne fa di un asilo nido che chiude alle 12”. Angelica ha riportato, invece, il punto di vista di un artista: “Sono ottimista: rispetto a qualche anno fa le cose sono cambiate; per esempio, quest’estate in tour con me c’è stata una fonica e nessuno si è mai permesso di dirle qualcosa. Questo mi ha dato speranza”. La riflessione di Francesca Barone: "Non abbiamo bisogno di essere credute ‘solo’ quando parliamo di violenza sulle donne nel music business italiano, abbiamo bisogno di essere ascoltate anche quando diciamo che nella classifica FIMI degli album più venduti del 2022, le artiste occupano 10 posti su 100. Che piaccia o no, i dati sono collegati, e non c'è più spazio per la retorica. Quanta musica ci stiamo perdendo? Quanta è già stata persa?".