MAST, acronimo di Music Artist Services Team: è il nuovo marchio lanciato in Italia da Believe, il gruppo francese di servizi per artisti ed etichette che - superando il concetto di mero distributore - si butta nel mercato locale della musica registrata con una formula inedita. MAST, in sostanza, lavora come una casa discografica, ma senza avere i connotati standard di una label: non basandosi sulla proprietà dei master - prerogativa che accomuna le società tradizionali che operano nel settore della musica registrata, la nuova entità si pone - spiega il numero uno di Believe Italia Luca Daher - come “una guida e un supporto a 360° su tutti i vari passaggi delle attività di un artista: quello discografico, quello manageriale, quello promozionale su tutte le varie piattaforme media, quello legato al marketing e a ogni possibile progetto speciale che possa arricchire le intuizioni creative che stanno dietro a ogni singolo artista o progetto discografico”. “Ovviamente il periodo che sta vivendo il mercato della musica registrata ha avuto un ruolo determinante nella nascita di MAST, che si pone come una realtà che ha nel proprio dna la volontà di stare al passo coi tempi”, ha spiegato a Rockol Paolo Colavolpe, a capo del team di MAST Italia (nella foto), che a oggi include Francesca Gerardi (Digital Marketing Senior Leader), Federico Maccarrone (A&R Manager), Giulia Doci (Digital Marketing Associate), Matteo Mazzetti (Marketing Project Manager), Gaia Ponzoni (Marketing Project Manager), Lorenzo Libutti (Marketing Project Manager), Luca Miramonti (Support Specialist) e Cesare Castellucci (Editorial & Marketing Partnerships Manager): “Tecnicamente si tratta di un rebranding della divisione Artists Services di Believe, ma il team che ci lavora è molto giovane, sia anagraficamente che in termini di anzianità nell’organico dell’azienda: io stesso sono arrivato in Believe non più tardi di un anno e mezzo fa”. Un progetto coltivato in un contesto estremamente dinamico, ma senza dubbio sfidante, data la grande vitalità - caratterizzata da un avvicendarsi sempre più repentino di tendenze e dinamiche - del mercato discografico. “C’è stato un periodo di assestamento durante il quale abbiamo pensato a cosa volevamo fare, all’interno della divisione, e come, in termini di approccio e di linea da tenere riguardo gli artisti da mettere sotto contratto”, prosegue Colavolpe: “Dopo circa un anno abbiamo sentito il bisogno di posizionarci in modo preciso sul mercato, perché - non detenendo la proprietà dei master - non siamo un’etichetta in senso tradizionale, anche se il modo in cui lavoriamo su singoli progetti è esattamente quello di un’etichetta”. Perché, per chi è al timone di MAST Italia, le differenze con le etichette tradizionali sono “solo una questione di business model”. “Parlando di label, si dà per scontata la proprietà del master”, osserva Colavolpe: “Per inciso: non vogliamo demonizzare i contratti di cast. Un domani potremmo farli anche noi, chissà. In questo momento, tuttavia, sentiamo che la formula del contratto di licenza sia quella più giusta per noi. Ci vediamo come un braccio armato che va a sostenere tutte quelle attività legate allo sviluppo di un prodotto musicale, e che quindi vanno a coprire le stesse aree coperte all’interno di una major, con A&R, project manager, digital marketing manager, addetti amministrativi, legali eccetera”. Un ruolo chiave, in un quadro come quello descritto, l’ha la composizione del roster. “Nella scelta degli artisti da mettere sotto contratto a guidarci, in primis, sono le persone”, precisa Colavolpe: “Chi lavora con noi deve abbracciare la nostra visione e i nostri valori. Ci vediamo come soci di chi firma con noi, con la quota del 49%: è il nostro approccio a un progetto musicale. La nostra attività non consiste nel lavoro su un prodotto, ma con un artista, una persona: il ‘prodotto’, se così vogliamo chiamarlo, è quello che il suo volto, quello che dice. Altro aspetto fondamentale è il momento della carriera nella quale si trova l’artista: in caso di realtà già strutturata, il nostro compito è andare a coprire quegli ambiti dove realmente si possa fare la differenza per l’avanzamento di una carriera. Nell’attività con esordienti o emergenti, che non abbiano a disposizione un vero e proprio team a supporto dell’attività artistica, siamo pronti ad ‘avvolgere’ completamente il nostro partner fornendo sostegno in tutte le fasi del processo, dalla scrittura fino alle attività promozionali e di marketing. Un approccio del tutto tailor made, insomma”. E’ importante osservare come MAST non abbia alcun vincolo in termini di artisti e repertorio. “La nostra mission è essere di supporto in tutte le parti del progetto, che si tratti di un top artist che arriva da una major o di un emergente: la cosa importante - lo ribadisco - è che chi sceglie di lavorare con noi sposi al 100% la nostra filosofia. E’ la conditio sine qua non, perché, per me, è tutto basato sulle persone”, ribadisce Colavolpe: “Lavoriamo con artisti urban - sia al top, come Noyz Narcos, che di nuova generazione, come Sick Budd e Silent Bob, passando per LaSad, progetto ibrido a cavallo tra urban e pop punk, fino a realtà come Il Pagante o Assurdité, o ancora Fabrizio Paterlini. Non ci poniamo limiti di genere: siamo una realtà nativa digitale, e ovviamente questo aspetto ci fa tendere verso artisti orientati al digitale - sia in termini di social, che di streaming, ma questo è solo un orientamento dovuto al nostro imprinting”. Orizzonti tanto ampi - e obiettivi così specifici - implicano un profondo controllo della propria operatività. “Monitoriamo con estrema attenzione le attività del nostro roster, soprattutto per quanto riguarda i progetti attivi”, sottolinea Colavolpe: “In questo momento il nostro organico prevede dieci persone impegnate nelle attività frontline, supportate da un team amministrativo esterno all’azienda. Believe è in forte espansione, e in virtù del nostro approccio tailor made la sostenibilità dei nostri impegni rispetto agli artisti è seguita con grande puntualità. Negli ultimi tre anni abbiamo raddoppiato il numero dei dipendenti: di qui a un anno, tra gli obiettivi c’è senz’altro quello di inserire ulteriori innesti nel roster, ma soprattutto riuscire a sviluppare al meglio il nostro roster attuale, portando tutti i progetti nella fase successiva della loro carriera. L’assetto del nostro organico ci differenzia leggermente dai nostri competitor: mettiamo a disposizione di ogni artista un project manager, che tiene le fila del progetto, coordinando le attività amministrative, di A&R, di marketing, di partnership con entità esterne, di social, di adv e di rapporti con gli store digitali”. La divisione di Believe dedicata ai servizi per artisti ed etichette, in questo progetto, gioca un ruolo fondamentale. “L’idea è quella di avere TuneCore come vivaio di MAST”, spiega infatti Colavolpe: “Tra tutti i reparti di Believe c’è una sinergia fortissima, che permettono all’azienda di muoversi in blocco, coordinandosi, sia a livello di direzione artistica che a livello di modus operandi. Abbiamo tutte le carte in regola per entrare su qualsiasi tipo di progetto, in qualsiasi fase della carriera. TuneCore è perfetta per un artista che voglia rimanere al 100% indipendente, che non sia interessato agli anticipi e che sia interessato solamente alla distribuzione, perché già assistito da un team. Ci poniamo come realtà ideale per ogni genere di situazione”. La vocazione digitale e l’approccio estremamente contemporaneo al settore della musica registrata rendono MAST una piattaforma ideale per lanci di progetti che fissino i propri orizzonti oltre i confini nazionali. “L’internazionalizzazione dei mercati sta iniziando a diventare un tema realmente concreto”, riflette Colavolpe: “Gli artisti, tuttavia, non devono vivere questo fenomeno in modo da deconcentrarsi: in generale, credo che - sia che si punti a un mercato locale, che a un orizzonte europeo o globale, la diffusione di musica debba essere a macchia d’olio. E’ indispensabile partire con una forte matrice local: questo è il nostro approccio. Believe è un’azienda molto snella, con molte connessioni con l’estero: quello che stiamo cercando di fare è di sviluppare un discorso di exploitation che includa possibili sinergie tra gli artisti dei vari paesi”. MAST Italia è la seconda realtà resa operativa sul gruppo Believe a livello globale: di recente, la società guidata da Denis Ladegaillerie ha aperto una filiale anche in Giappone, mettendo sotto contratto quattro artisti locali di estrazione hip hop, genere che a livello domestico sta registrando un autentico boom in questo periodo. “Ma questo genere di operazioni, rispetto a noi, sono più basate su generi specifici”, precisa Colavolpe: “Il nostro presupposto è sempre stato quello di non focalizzarci verticalmente su un unico genere. Il messaggio che abbiamo voluto lanciare è quello dell’essere presenti sul mercato, e di non occuparci solo di distribuzione. Ecco perché, dopo mesi di riflessioni sul naming del marchio, abbiamo deciso di optare per un nome che avesse al proprio interno le parole ‘artist services’, in modo da mantenere la legacy del contatto. Che è la nostra origine, e che la nostra casa madre considera irrinunciabile”. “La nascita di questo brand è nello stesso tempo un inizio e un cerchio che si chiude”, conclude Colavolpe: “E’ il frutto di oltre un anno e mezzo di lavoro intorno a un team, a una filosofia, a un’attitudine e a una direzione artistica. E, oggi, anche a un modo di porci sul mercato”.