"Non è accettabile che alcune grandi case discografiche si incontrino in segreto, concordino un modello di business egoistico e poi lo presentino al mondo come un fatto compiuto". È la reazione del Council of Music Makers (CMM) del Regno Unito - l'organizzazione che riunisce gli organismi che rappresentano artisti, autori, manager e produttori – a seguito della diffusione ai media della nota interna annuale da parte dei CEO di Universal Music Group e Warner Music Group, rispettivamente Sir Lucian Grainge e Robert Kyncl; nei documenti è stato trattato anche il modello di remunerazione artist centric. Ed è proprio su quest’ultimo che è insorto il CMM, criticandone le modalità e invitando le major ad “avviare una conversazione franca e onesta sulle disuguaglianze nello streaming causate dalle loro politiche, in particolare quelle che penalizzano gli artisti che stanno dietro al preziosissimo catalogo dell'industria". Lo scorso giugno, a seguito della richiesta da parte degli operato del settore, il governo inglese ha istituito un gruppo di lavoro che andasse a controllare il modo in cui i musicisti vengono pagati nell'economia dello streaming e valutare la possibilità di introdurre modelli come la remunerazione equa e i pagamenti incentrati sull'utente. Un’altra nota dolente per l’organizzazione britannica è l’AI generativa: deve essere chiesto il permesso di utilizzare le opere per l’addestramento dei sistemi ai titoli dei diritti, spiegando: “Quando il Council Of Music Makers ha chiesto alle major di rassicurarlo sul fatto che il consenso dei produttori musicali sarà richiesto prima di consentire l’utilizzo della loro musica da parte delle aziende di AI, ci siamo trovati di fronte a un muro di silenzio. Le lettere degli artisti e dei loro manager che chiedevano di discutere delle opportunità offerte dall'intelligenza artificiale sono rimaste senza risposta. I tentativi di discutere i cinque fondamenti del CMM per l'uso etico della musica nell'AI sono stati ignorati". Su quest’ultimo argomento, a settembre Il Parlamento Europeo e il Consiglio UE hanno raggiunto un accordo sull’AI Act, ma non sono mancate le richieste di maggior trasparenza come quella presentata da Björn Ulvaeus, in qualità di presidente della Cisac.