Si intitola “Misogyny in Music” lo studio condotto dal Women and Equalities Committee (WEC) del Parlamento britannico sul ruolo che ricoprono le donne all’interno dell’industria musicale. Il documento inizia così: “Le donne che lavorano nell'industria musicale devono fare i conti con opportunità limitate, mancanza di sostegno, discriminazione di genere, molestie sessuali e aggressioni, nonché con il problema persistente della disparità di retribuzione in un settore dominato dal lavoro autonomo e dagli squilibri di potere tra i sessi. Nonostante l'aumento della rappresentanza, questi problemi sono endemici e si intensificano per le donne che devono affrontare barriere intersettoriali, in particolare la discriminazione razziale". Oltre ad evidenziare le problematiche, lo studio - che ha visto una sessione di interviste a febbraio e marzo 2023 – propone delle soluzioni rivolgendosi sia alle istituzioni sia ai player del musicbiz; per esempio: garantire ai lavoratori freelance maggiori tutele contro le molestie sessuali e la discriminazione e includere nelle regole di concessione delle licenze per i locali musicali condizioni relative alla lotta contro pregiudizi, molestie e abusi. Si sottolinea: "Troppo spesso i problemi di discriminazione, molestie e misoginia sono visti come problemi delle donne, che hanno il compito di sperimentare, evitare, superare, sopportare, analizzare, discutere e comprendere la misoginia in modo che non debbano farlo gli uomini". Gli esponenti dell'industria britannica hanno dato un loro riscontro, come nel caso del direttore generale della BPI, Jo Twist, e della presidente YolanDa Brown, che hanno dichiarato: “La misoginia nella musica e nella società è assolutamente inaccettabile. Questo rapporto contiene alcune raccomandazioni ponderate e riconosce che tutte le parti del nostro settore hanno una responsabilità condivisa nell'affrontare questo importante problema". Tom Kiehl, amministratore delegato ad interim di UK Music, ha aggiunto: "La misoginia e tutte le forme di discriminazione devono essere tollerate zero nell'industria musicale, che sta lavorando duramente per affrontare questi problemi. Riconosciamo che c'è ancora molto da fare, che la misoginia continua ad esistere e che ci stiamo impegnando per apportare cambiamenti positivi". Vanessa Threadgold del Cactus City Studio ha sottolineato, invece, alcune problematiche: "Gli investimenti sono il problema più grande. Probabilmente il 95% di noi si autofinanzia per queste iniziative”. Charisse Beaumont di Black Lives in Music: "Sono profondamente colpita dai risultati del WEC Misogyny in Music Report. Convalida le nostre esperienze, in particolare quelle delle donne nere nell'industria musicale. I dati rispecchiano le sfide che dobbiamo affrontare e amplificano le nostre voci, chiedendo un'industria in cui tutti, indipendentemente dal background, possano prosperare”.